Il Tamburino Sardo


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acqua pubblica

Rubrica bassa cucina

Acqua pubblica e vizi della politica
(Giampiero Muroni) per gentile concessione di www.ventirighe.it

Se non ci saranno le elezioni anticipate, la prossima primavera ci troveremo a votare i referendum sull'acqua pubblica che, nei mesi scorsi, hanno raccolto il triplo delle firme necessarie alla loro richiesta - e sarà un appuntamento critico.

Lo sarà per Vendola, che li utilizzerà per accreditarsi come campione di un centro-sinistra vincente, ma anche per Bossi, che dovrà fronteggiare la larga parte della propria base orientata a votare contro quella legge approvata a Roma anche dalla Lega, e infine anche per quella parte del PD che vede quei referendum come trovate propagandistiche fatte apposta per segare qualunque ambizione di leadership di un proprio dirigente, secondo il modello piemontese No-TAV che è riuscito a meraviglia nello scopo di giubilare la Bresso.

Perché la campagna referendaria che ci aspetta è di quelle che si ricorderanno per gli eccessi di parole e la fragilità dei concetti, per il furore ideologico e la carenza di dati reali, per il fiorire di slogan immaginifici e la vacuità delle soluzioni prospettate: sarà il campo di battaglia ideale di chi vorrà affermarsi come l'Obama de noantri - gente come Chiamparino può già prenotarsi una vacanza all'estero - e suscitare speranze con la propria nuova "narrazione" politica.

Sarà anche il training camp per la nuova generazione di leader locali forgiati nel fuoco sacro del movimentismo trasversale, anticapitalista, no-global, pacifista: la politica (non solo italiana) ha dato loro in questi anni mille motivi per protestare; ora gli dà uno strumento di affermazione personale che ne selezionerà i più spregiudicati nell'uso della demagogia.

Abituiamoci ad analogie spericolate - "l'acqua è come l'aria" - dimentiche del particolare che non abbiamo bisogno di infrastrutture di distribuzione per respirare, come ad intemerate sulla rapacità delle oscure multinazionali, pronte a succhiare il sangue ai cittadini non più "consumatori", o a romantici richiami al periodo aureo di un'umanità affratellata che condivide felice le risorse che la generosa madre terra mette loro a disposizione. Abituiamoci a convivere - almeno per la breve campagna referendaria - con una consistente collezione di cavolate spacciate per tesi politiche, consapevoli però che alla loro ombra si muoveranno i meccanismi non esattamente candidi della vecchia e cara lotta di potere interna alla coalizione di centro-sinistra.

Perché in Sardegna, almeno, l'occasione sarà buona per regolare un paio di rapporti in bilico da qualche tempo e definire gli assetti interni che non sopportano precarietà protratte troppo a lungo.

Dentro il PD l'area soriana dovrà scontare l'eredità della precedente Giunta che ha varato la (sacrosanta) autorità d'ambito e ha decapitato la pletora di strutture locali che gestivano il comparto idrico unificandole nella vituperata Abbanoa contro cui si appuntano gli strali di tanti nostalgici amministratori locali.

Le carenze della riforma voluta da Soru, l'incapacità di sottrarre la nuova società al controllo della politica e di farne una vera utility company, l'aver assorbito tutte le maestranze (e le inefficienze) delle strutture precedenti, l'insufficienza dei finanziamenti per l'ammodernamento delle infrastrutture hanno dato luogo al corto circuito in cui i cultori del bel tempo andato - in cui si assumeva per meriti elettorali e pagare le bollette era consigliato ma non dovuto - si sono tuffati a pesce, dipingendo la propria volontà di restaurare il vecchio sistema con i colori pastello della modernità politicamente corretta ed ecosostenibile.

I carrozzoni stipati di consiglieri di amministrazione ritorneranno ad essere baluardi democratici dell'ambiente posti a difesa dei sacri diritti naturali delle popolazioni e si compirà il miracolo di trasformare l'acqua nel combustibile primo del consenso politico locale.

Chi voglia occupare la scomoda postazione di chi difende la razionalità delle scelte del mercato e la prudenza contro il fuoco dell'ideologia è avvertito: di fronte si troverà un esercito di vecchi e nuovi appetiti apparecchiati sulla tavola della lotta politica. Prosit.

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