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Rubrica Storie di letti
Alice in Wonderland
(Riccardo Minisola)
Trama: Alice è una giovane ragazzina della borghesia inglese che, alla proposta di matrimonio da parte di un lord, scappa perché ha bisogno di pensare. Ma la tana del bianconiglio non perdona, e la trasporta in un mondo meraviglioso.
Ci ho ragionato un po’ e penso sia giusto che questo commento sia strutturato in una prima metà dove parlo di quello che pensavo di trovare in questo film, e una seconda metà dove invece dico in che modo le mie aspettative sono state disattese. Ops, piccolo spoiler.
Se non ricordo male, erano i primi mesi del 2009 quando venni a sapere che Tim Burton stava lavorando ad un nuovo film. Gioia e visibilio moltiplicate quando ho scoperto che il film in questione si sarebbe intitolato Alice in Wonderland, leggasi Alice nel Paese delle Meraviglie, uno dei miei classici Disney preferiti, oltre che il libro di Carroll che ho letto con piacere. Sono un grande estimatore di Tim Burton, in particolare del suo The Nightmare Before Christmas, Edward Mani di Forbice, Batman, Mars Attack… ognuno di questi aveva qualcosa di particolare che lo distingueva da tutti gli altri film esistenti, dandogli un non so che di speciale. The Nightmare Before Christmas è un musical, io detesto i musical, ma è uno dei miei film preferiti! Insomma.
Da questa piccola premesse, potete immaginare cosa io (e molti altri fan, suppongo) mi aspettassi da Alice in Wonderland: una rivisitazione in chiave burtoniana della favola di Carroll, capace di colpire non tanto per la storia o per la realizzazione, ma più che altro per l’atmosfera e per quel certo non so che di cui sopra.
Dalla lunghezza di questa recensione lo avrete capito, presumo: in Alice in Wonderland non ho trovato non solo niente di quello che mi aspettavo, ma nemmeno quello che normalmente ci si aspetterebbe da un film di un professionista come Tim Burton.
Punto primo: la storia. Tutto viene portato avanti ad una velocità completamente fuori luogo, lasciando lo spettatore incapace di assorbire gli eventi della storia collegandoli tra loro da un filo logico. Introduzione, svolgimento e finale sono sviluppati così in fretta da essere del tutto privi di senso comune dando l’impressione di trovarsi davanti a pezzi di un puzzle messi a casaccio senza preoccuparsi di rispettare gli incastri.
Le atmosfere? Pffff. Assenti. E la colonna sonora di Danny Elfman non aiuta. L’unica cosa bella del mondo di Alice in Wonderland sono i soldati carta della regina rossa, delle belle armature in stile similgoticopostmodernomacheneso fighissime a vedersi. Purtroppo Alice è priva di spessore, la Regina di Cuori non ricorda molto quella della fiaba originale e le sue battute non fanno ridere, il cavaliere cattivo è solo un idiota con le movenze di Jack Skeleton, la Regina Bianca sembra Cicciolina eccetera. Nemmeno la recitazione di Depp fa impazzire, sembra che l’attore sia rimasto in balia del suo ruolo ne I Pirati dei Caraibi e il Cappellaio Matto sia, in realtà, Jack Sparrow travestito.
Poche cose si salvano in Alice in Wonderland: alcuni personaggi “fantastici” sono apprezzabili, quantomeno divertenti, come i gemelli, il topolino o il coniglio pazzo. Le carte, come ho già detto, sono bellissime a vedersi anche se non hanno un ruolo poi tanto importante e si vedono poco.
Purtroppo le poche trovate buone sono rovinate da una trama inesistente, scontata e mal gestita, oltre che da personaggi principali e comprimari dello spessore di un foglio di grafene (il materiale più sottile a questo mondo).
In conclusione, sicuramente Tim Burton ha visto giorni migliori e se per qualche oscuro motivo dovesse decidere di lasciare il mondo del cinema, spero che lo faccia con un film capace di far dimenticare in qualche modo questo orrendo scempio. Perché Burton è un grande e lo sappiamo, ma certi flop… beh, tutti sbagliano, ma tanto più l’albero è alto tanto più rumore fa impattando il terreno. L’impressione è che il regista non abbia avuto il coraggio di prendere quelle scelte coraggiose che hanno reso tanti suoi film dei veri e propri capolavori.
Piccolo appunto sul 3D: inutile. Il film non è stato realizzato per la visione in 3D, la tecnica è ancora abbastanza giovane e non esiste nessuno capace di sfruttarla al meglio. Non nego che alcune scene facevano la loro porca figura, su tutte quella del riccio colpito con una mazza che mi ha fatto anche abbassare la testa, ma il gioco non vale la candela e il prezzo esorbitante dei film in 3D ancora non sembra per niente giustificato. Il 2D offre bene o male la stessa profondità con il vantaggio di non dover portare occhiali-frantumasetonasale e di colori molto più brillanti e definiti. Il prossimo film sarà meglio vederlo in 2D, credo. A meno di avere un biglietto gratuito.
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