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Rubrica Finestre
Perché opporsi al progetto della Sistemi Agroenergetici Srl di un impianto a biomassa a Tempio Pausania.
Gianni Monteduro, Consigliere di minoranza del Comune di Tempio Pausania
La Sistemi Agroenergetici Srl, società di proprietà al 50% di Eros Polotti ed al 50% della Fortore Energia SPA , ha presentato un progetto per la realizzazione a Tempio Pausania, località Santu Tummeu - Li Tre Funtani, di un impianto di cogenerazione a biomassa per teleriscaldamento. Si tratta di un impianto per la produzione di energia elettrica e termica che ha una potenza elettrica pari a 14 MW ed una potenza termica di poco superiore a 50 MW (si veda il progetto depositato presso il Comune di Tempio Pausania - Uff. Tecnico).
Tale impianto prevede la combustione di biomassa (prevalentemente legna) e CDR (combustibile derivante da rifiuto); quest'ultima categoria e' riferita nel progetto ai soli rifiuti legnosi.
La quantità di biomassa che la società dichiara di avviare a combustione annualmente è pari a 120.000 tonnellate, mentre i dati relativi ad altri impianti esistenti fanno ritenere più realistica una quantità annua pari a circa 200.000 tonnellate.
Si tratta di un impianto con potenza termica di combustione superiore a 50 MW che pertanto deve essere assoggettato a V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) e inoltre, come previsto dal D.Lgs 59/2005, deve essere assoggettato ad A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale). Infine, sempre in virtù della taglia dell'impianto, l'approvazione dello stesso necessita di consultazione popolare.
La società che propone il progetto fa riferimento, per l'approvvigionamento della biomassa a tutta una serie di boschi presenti sul territorio dell'Alta Gallura e più in generale del Nord Sardegna. Purtroppo nessun contratto o lettera di intenti rassicurano sulla effettiva disponibilità del parco legnatico cui la società fa riferimento (come evidenziato dalla Conferenza di Servizi che valuta il progetto).
Inoltre, la società individua nei boschi del monte Limbara la fonte unitaria principale di approvvigionamento di biomassa. Peccato che non abbia tenuto conto dei vincoli esistenti; dal più elementare vincolo idrogeologico ai più complessi vincoli connessi al fatto che il Limbara è area S.I.C. (Sito di Interesse Comunitario).
Peccato anche che la società, e peggio ancora alcuni amministratori tempiesi, non abbiano minimamente tenuto in considerazione il fatto che il Limbara è patrimonio di tutti i cittadini la cui fruizione verrebbe seriamente compromessa da un intervento invasivo quale quello prospettato e che infine non abbiano pesato la valenza ambientale della nostra montagna, indispensabile tanto alla conservazione della biodiversità e del microclima, tanto alla garanzia di sviluppo turistico dell'intero territorio.
Per meglio comprendere la portata dell'impianto proposto si deve tenere presente che in soli 3 anni l'impianto è in grado di incenerire l'intero patrimonio boschivo del Limbara, nella quota parte di pertinenza del Comune di Tempio.
Un problema è rappresentato dal sistema di trattamento, recupero, utilizzo e smaltimento delle ceneri che gli impianti a biomassa inevitabilmente produrranno e che è pari allo 0,5 -0,7 % in peso rispetto alla quantità di materiale trattato, se viene bruciato legname essiccato, ma con percentuali più elevate se sono usate altre biomasse. Nel caso dell'impianto proposto ci troveremmo a dover smaltire quantomeno dalle 600 alle 1.400 tonnellate annue di ceneri.
Altro problema critico è il livello di tossicità delle ceneri volanti raccolte dagli impianti di depurazione dei fumi con il loro contenuto di cadmio, cromo, rame, piombo e mercurio derivanti dalla combustione di legname.
Vi è poi da considerare che oltre alle emissioni di inquinanti convenzionali, quali ossido di carbonio, polveri totali sospese e ossidi di azoto l'impianto porta alla emissione di inquinanti meno convenzionali che si producono con la combustione di biomasse, quali polveri sottili, formaldeide, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, diossine; con ricadute di carattere sanitario che interesserebbero tutta l'Alta Gallura.
IL PERICOLO PIU' GRAVE
Penso sia inevitabile, una volta che questo impianto verrà realizzato, che i gestori richiedano la possibilità di utilizzo di Combustibile da Rifiuto (CDR), combustibile certamente più facilmente disponibile, di potere calorifico più alto, il cui uso è permesso dalle normative nazionali, con prezzi decisamente più bassi rispetto alle biomasse, e con una produzione energetica egualmente incentivata sotto il profilo economico, grazie al perverso meccanismo dei cosiddetti certificati verdi. Addirittura non è escluso, come già oggi avviene nei cementifici, che il produttore di CDR paghi il gestore degli impianti per la termo-valorizzazione di questo singolare combustibile.
E se la combustione delle biomasse comporta come visto qualche problema, la combustione di CDR, comporta certamente problemi sanitari ed ambientali di ben altra portata.
Nel recente convegno tenutosi a Tempio Pausania il 27 Marzo 2010, abbiamo appreso dal portavoce dell'Associazione Internazionale Medici per l'Ambiente, Prof. Vincenzo Migaleddu, alcuni dati che fanno rabbrividire. La combustione di CDR determina infatti l'immissione in atmosfera di polveri sottilissime note come particolato (che si misurano nell'ordine di micron). L'abbattimento di tale particolato ad opera dei filtri avviene solo in maniera parziale, nell'ordine del 5 - 25%.Abbiamo pertanto il PM 10 (10 micron di diametro), il PM 2,5, il PM 0,1 ed infine le nanoparticelle. Come evidenziato dal Prof. Migaleddu l'aumento di soli 10 micron per metro-cubo del particolato PM 2,5 porta conseguenze devastanti sotto il profilo sanitario: aumento del 12% delle patologie cardiovascolari; del 6% delle patologie a carico dell'apparato respiratorio; del 8% del tumore ai polmoni; del 75% della mortalità femminile per patologie cardiovascolari; del 14% della mortalità.
Crediamo che tali valori, che sono risultanze del monitoraggio di scienziati e ricercatori nelle aree che ospitano termo-valorizzatori, siano sufficientemente eloquenti e non necessitino di ulteriore commento.
Un aspetto amaro della vicenda è rappresentato dal silenzio cui la Giunta Pintus ha relegato la questione dell'impianto, su cui lo stesso Consiglio Comunale non è stato informato, se non a seguito delle interrogazioni presentate dallo scrivente in sede consiliare. Si tratta di un fatto che lede gravemente il diritto alla partecipazione democratica e che ha ulteriormente messo a nudo l'autoreferenzialità del Sindaco Pintus e dei suoi sodali nelle decisioni che riguardano l'intera comunità. Da segnalare il fatto che nella equipe di progettisti figura Luigi Pintus, consigliere provinciale uscente (si veda progetto depositato in Comune).
Una considerazione la merita infine il fatto che il titolare e vicepresidente della società che propone l'impianto, il sig. Eros Polotti, sia stato indagato in passato per corruzione, traffico e smaltimento di rifiuti tossici, discarica illegale e falso materiale; e che oggi lo stesso risulta sotto processo per disastro ambientale doloso. Anche questo fatto si commenta da sé.
In conclusione, per tutto quanto anzi esposto, il parere sull'impianto proposto è nettamente negativo e non può che condurre ad una ferma opposizione alla sua realizzazione da parte di ogni cittadino be informato e in buona fede.
Reputo invece opportuno che sia affrontato uno studio ampio e dettagliato sulle esigenze energetiche della nostra comunità e che, a fronte delle stesse, si individuino le soluzioni migliori per farvi fronte. Ritengo che ciò sia possibile elaborando un piano energetico diversificato per fonte di energia (biomassa, solare termico, fotovoltaico, mini-eolico) che permetta di innescare un ciclo virtuoso di conversione delle energie utilizzate dalla fonte inquinante a quella rinnovabile, rispondendo alle esigenze reali in termini energetici, ambientali ed economici; attivando nel contempo un impulso occupazionale sostenibile e duraturo, qualificato e professionalizzante.
Infine, per quanto riguarda il parco del Limbara, ritengo doveroso rispettare il ciclo di taglio dei boschi già programmato dall'Ente Foreste, che alimenterebbe in modo sostenibile un piccolo impianto di cogenerazione a biomassa, avviando nel contempo una sostituzione del patrimonio boschivo esistente (prevalentemente conifere) con piante autoctone quali sughere, lecci, castagni, ecc. che costituirebbero un investimento a medio-lungo termine capace di assicurare una rigorosa tutela ambientale, una valorizzazione economica del patrimonio boschivo ed una preservazione del territorio indispensabile ai fini turistici.
Una politica articolata sulla diversificazione delle fonti energetiche alternative e su un razionale impiego della risorsa Limbara; una politica che metta al centro gli interessi, anche e non solo in termini economici, del territorio e dei suoi abitanti e non quelli degli affaristi di turno; una tale politica avrebbe un importante impatto occupazionale, non di secondaria importanza in un progetto lungimirante e alternativo. Impatto occupazionale quantificabile in diverse decine di posti di lavoro: addetti per un impianto a biomassa di piccola dimensione eco-sostenibile e soprattutto homo-compatibile; posti di lavoro per impiantisti e manutentori degli impianti di produzione di energia da fonti alternative; posti di lavoro per la manutenzione dei nuovi boschi messi a produzione; posti di lavoro stagionali per la raccolta e la commercializzazione dei frutti derivanti dalle nuove colture avviate sul Limbara; posti di lavoro derivanti da un piccolo impianto di pelettizzazione (per la produzione di pellet che verrebbe commercializzato nell'alta Gallura nello spirito del motto "Km zero").
Tutti posti di lavoro che verrebbero creati sulla base del rispetto dell'ambiente, della salute pubblica e che, aspetto fondamentale già anticipato, creerebbero occupazione seria, duratura e professionalizzante nel nostro territorio.
Questa nota dell'allora consigliere di minoranza del Comune di Tempio Pausania Gianni Monteduro è stata scritta prima delle elezioni comunali del 31 maggio 2010. Da quella data in poi, nel comune gallurese, la Giunta uscente guidata da Antonello Pintus, costituitasi nella Lista Civica per Tempio, che proponeva come candidato sindaco Francesco Quargnenti, assessore nel precedente esecutivo, è stata battuta con un distacco di quasi mille voti dalla lista a preponderante componente di centro sinistra "Tempio Democratica per Frediani". Gianni Monteduro, che si era candidato in quest'ultima lista (che ha prevalso tra l'altro anche su un'altra chiamata "Alternativa per Tempio", che proponeva come sindaco Franco Marotto), è risultato il più votato in città, riportando ben 418 voti!
In seguito al mutamento dell'assetto politico del comune, naturalmente, Monteduro non è più Consigliere di minoranza ma presumibilmente farà anche parte del nuovo esecutivo della Giunta Frediani, questo in base a quanto si vocifera in città. Dopo questa doverosa precisazione, va ugualmente precisato con forza che il pericolo della creazione di un impianto a biomasse delle dimensioni di cui parla ampiamente Gianni nel suo comunicato non è affatto scongiurato, in quanto il progetto ha sì subito uno stop in Provincia per le motivazioni di cui si parla ( "Si tratta di un impianto con potenza termica di combustione superiore a 50 MW che pertanto deve essere assoggettato a V.I.A. [Valutazione di Impatto Ambientale] e inoltre, come previsto dal D.Lgs 59/2005, deve essere assoggettato ad A.I.A. [Autorizzazione Integrata Ambientale]. Infine, sempre in virtù della taglia dell'impianto, l'approvazione dello stesso necessita di consultazione popolare".), ma è anche vero che i promotori del progetto non si scoraggeranno così facilmente e apporteranno allo stesso tutte quelle modifiche che potranno agevolare la sua approvazione in sede provinciale.
A tal riguardo, a Tempio è già in atto una raccolta di firme, anche sul web all'indirizzo http://www.firmiamo.it/salviamo-il-limbara-dal-termovalorizzatore-biomasse, e una propaganda serrata al fine di rendere edotta la popolazione sulle conseguenze derivanti all'ambiente e alla salute dei cittadini dalla realizzazione di questo impianto.
Paolo Lisca
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Si tratta dell'ennesima fregatura a danno dei sardi. Un ricercatore del CNR, da me consultato a tale proposito, mi ha detto che queste idee percorrono da tempo la nostra isola. Qualche anno fa Soru e company avevano previsto ben 7 centrali a biomassa e alcuni inceneritori per gli RSU, uno a Ottana. Il gioco fu scoperto e fallì per fortuna, altrimenti chissà quanta mondezza campana indifferenziata avremmo dovuto respirarci una volta bruciata. In realtà non abbiamo nell'isola sufficienti riserve per alimentare tali apparecchi. Inoltre, avverte il ricercatore del CNR, "la tecnologia è vecchia, ormai si parla di gassificazione e non di combustione.". Perché dovremmo comprare le biomasse (o i rifiuti?) per bruciarli qui da noi?
Insomma l'operazione puzza parecchio.
Un'ultima considerazione. Direi che non possiamo più continuare a parare colpi, a rintuzzare semplicemente ogni insulto che si progetta a nostro danno e con cospicui vantaggi per imprenditori e politici senza scrupoli. Dobbiamo assolutamente progettare noi e a nostro genio il nostro futuro. In particolare, la Sardegna dovrebbe avere un piano energetico suo.
Piero Atzori