Il Tamburino Sardo


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Chiacchiere

Rubrica Lettere

Chiacchiere...
(Giovanna Elies)

Discutendo, fra amici, dopo il solito incontro di stampo letterario, tra un caffè e un ammazza, sullo stato di salute della Cultura Sarda balza in pole lo stato di salute di tutta la Sardegna. Come da copione ne viene fuori un referto a dir poco impressionante, tanto per fare qualche esempio:

  • isola dormitorio ( imprenditoria ai livelli minimi, sonno profondo);
  • km di spiagge incantevoli in assoluto abbandono, alcune colme di detriti e fortemente inquinate da tutto e in più da inverosimili accenni di bagni pubblici ridotti a ruderi di fetide cloache, altre non più spiagge, solo villaggi vacanza, tutti uguali, poco importa se in pieno contrasto con il colore del mare, che, a questo punto, potrebbe anche non esserci;
  • lavoro: solo precario, grazie! Tra un po’, neppure quello;
  • sanità: a piccole dosi- manutenzione inesistente – scritte oscene in aumento-igiene non differente dai sistemi aeroportuali;
  • scuola: fanalino di coda. Nelle nostre scuole comandano tutti: allievi, genitori, personale ausiliario, politici, presidi. I docenti sono un optional, potrebbero anche non esserci. Il “ fai da te” non è mai tramontato. Per questo non è difficile trovarci agli ultimi posti delle classifiche nazionali;
  • trasporti: non abbiamo più una compagnia di bandiera……e….contemporaneamente….. i sardi ingrassano le compagnie straniere per arrivare sulla terraferma e viceversa. Il costo del biglietto da e per la Sardegna è talmente alto da scoraggiare persino i gabbiani, figuriamoci i sardi! .

A questo punto, è chiaro che l ‘ansia di discutere sulla salute della cultura viene progressivamente azzerata in quanto ben altre sarebbero “le priorità”, tuttavia giacché la cultura non è completamente alienata dal sistema economico, considerando “il sapere” parte integrante della vita dell’uomo e della sua economia, affrontiamo il problema.

Cultura sarda – lingua e cultura sarda – tradizioni popolari della Sardegna ( chi più ne ha, più ne metta) sono le diverse sfaccettature di una stessa medaglia “ che non ha ancora “ adeguata collocazione e valore.
Allo stesso identico modo in cui non hanno adeguata collocazione e valore gli antichi medioevali selciati dei nostri paesi, i ruderi dei castelli e delle chiese, le vecchie fontane, gli splendidi corrali testimoni di una sapiente architettura spagnola ( Corral – in sardo Porrale- indica un chiuso, un patio, uno spazio aperto, dove si rappresentavano le commedie), le altrettanto splendide facciate delle nostre antiche case che i nuovi geometri, architetti e le distratte Sovrintendenze hanno contribuito a svalorizzare……

Continuando di questo passo, prima che si arrivi ad esaurire il catalogo delle cose dimenticate sarà già tardo futuro; tagliando la testa al toro, possiamo tranquillamente affermare che lo stato di salute della cultura sarda è, per la proprietà transitiva, identico a ciò di cui sopra.

Folklore? Si grazie, non diversamente dalle isole della Polinesia, da quelle Caraibiche, dalle Mauritius e quantaltro. Ma se volessimo essere davvero fiscali diremmo che la programmazione e la distribuzione del nostro Folklore ha numerose marce in meno rispetto a quello dei paesi citati.

Nella lontana Polinesia, ad esempio, il turista viene quasi soffocato di attenzioni e immerso nel folklore locale dal primo momento in cui mette piede nel territorio fino a quando riparte.
Qui da noi, i nostri stupendi Costumi ( nella realtà il nome esatto è: Vestiario tradizionale femminile o maschile) i turisti se li devono andare a cercare nelle sagre paesane, sempre che ce ne siano, lo stesso accade per i cori ( ormai ridotti a fotocopie di quelli alpini, tranne qualche bella eccezione), per i dolci, per i salumi, per il pane. L’organizzazione che porta in Sardegna il turista lo sbatte da una spiaggia all’altra, da un ristorante all’altro includendo nel pacchetto una sola visita ad una chiesa e ad un nuraghe. Il resto è lasciato alle ortiche.

Peggior sorte tocca ai malcapitati che arrivano in Sardegna nel periodo della Cavalcata sarda. Titolo assolutamente emblematico giacché il numero dei cavalieri è ridottissimo e il loro compito altro non è se non quello di chiudere la sfilata , ovviamente se gli Enti preposti invitassero tutti i cavalieri che solitamente partecipano all’ ardia di San Costantino, anche la Cavalcata sarda avrebbe un altro sapore! Allo stesso modo, la sfilata che brilla per la rara bellezza del nostro vestiario si appanna davanti a chi il vestiario lo veste, fatto salvo Tempio. La cittadina gallurese ci propone sempre un vestiario tradizionale incomparabile indossato da donne , a dir poco, stupende.

Salvati dal corner, la cultura se c’è dovrà pur venir fuori!




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