Il Tamburino Sardo


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colori

Rubrica bassa cucina

I colori delle case
(Giampiero Muroni)

Sergio Atzeni diceva che sono due i colori al mondo (e il primo non è il verde).

Non così devono pensare molti sardi, che sempre più decidono di pitturare le proprie case nelle tinte più accese e “shocking” disponibili. Provate a passare per le piccole frazioni della costa o cercate le nuove costruzioni, anche all'interno: rimarrete sorpresi dall'incredibile fortuna dell'azzurro cobalto, del giallo canarino, del rosso porpora tra le facciate delle case.

È come se la scelta si fosse basata sulla volontà di emergere dall'anonimato circostante, di distinguersi, di comparire a forza in un'affermazione di se' tanto violenta quanto marchiana.
L'effetto migliore si ha da lontano: accostandovi a una frazione o ad un paese, sempre più spesso capiterà balzi un punto estraneo tra il beige e l'avorio del contesto: l'ultimo a costruire avrà voluto differenziarsi, “sto con voi ma non sono come voi” avrà detto e giù mani e mani di amaranto sull'intonaco.

L'effetto è inquietante, una volta superato il trauma: come adolescenti che sgomitano a evidenziarsi, ciascuno con la sua insopprimibile carica ormonale, allo stesso modo freschi proprietari di casette attingono al campionario della Stabilo-Boss per stagliarsi all'orizzonte, inconfondibili, visibilissimi, giorno e notte quasi.

Ci sarà una ragione per cui l'idea di assomigliare al proprio vicino atterrisce, ci sarà senz'altro. Così come sarà spiegabile l'eclissi del gusto, il sopravanzare del pacchiano, la scomparsa del senso del ridicolo che spinge un così gran numero di sardi (giovani, immaginiamo, vista l'evoluzione del fenomeno) a colorare le proprie abitazioni in modi così volgari e inediti, ben diversi da quelli che scelgono per la propria auto o i propri abiti.

C'entrerà la degenerazione dei costumi, lo sdoganamento di ogni grossolanità, l'ostentazione dell'ignoranza (“ma che è 'sta perifrastica?”), non lo so: certo è che viaggiare in Sardegna sta diventando pericoloso: dietro ogni curva può nascondersi un pugno in un occhio grande (per l'appunto) come una casa.

Fateci sopra le analisi che volete, trovate le analogie che più vi aggradano, buttatela in politica: fate come vi pare. Ma se qualcuno mi dicesse “sì, effettivamente quei colori fanno schifo pure a me” e poi un altro e un altro ancora e alla fine fossimo in tanti a ridere davanti a quelle facciate smaltate come le unghie di una dodicenne e a fermarci e a fotografarle come si faceva davanti alle macchine dei tedeschi con i coprisedili in pelo d'angora, bene, allora, forse, col tempo, una piccola speranza di invertire questa tendenza penosa c'è.

Per l'intanto io colleziono orrori col mio telefonino.

p.s.: Se qualcuno poi condivide la mia idiosincrasia per lo spugnato, rosso o giallo che sia, per questi colori finti caldi, finti rustici, in queste case vacanza fino latine, che stanno popolando i villaggi della costa manco fossimo in Messico, beh allora fate un fischio: su temi come questi ci si gioca il futuro.

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