Il Tamburino Sardo


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dodici

Rubrica Stanza di Ugo

GLI ADDETTI STAMPA DI TAMAGOTCHI
(Azazello)

Quando s'è saputo, che l'ufficio stampa della Regione s'era rimpolpato di dodici redattori senior, che manco la Tass di Breznev dei bei tempi, quando il gioco era a glorificare le magnifiche sorti progressive del socialismo reale e ce ne volevano di teste a pensarsi le conquiste del proletariato e a ingegnarsene di nuove di conquiste, manco la Nuova di Rovelli ne pigliava così, a dozzinate, manco allora i giornalisti si reclutavano così, che anche allora c'erano i distinguo, i sospetti, le malelingue e non era mica facile arrivare a varcare le porte delle redazioni – con la maglietta da capitano, poi! Quando s'è saputo, dico, che dodici tutti assieme c'erano riusciti, beh, dopo l'incredulità siamo passati tutti a chiederci la ragione di questa mossa a sorpresa del Governatore, che già ci ha abituati ai suoi scarti veloci, ai cambi di registro, da rimbambolarci tutti, a noi, che ci credevamo allenati dai sussulti isterici di quello prima.

Cos'avrà voluto dire? Che messaggio avrà lanciato – che lo si capisce sì e no alle volte, e più no che sì quando si butta – con quella novità così tonda (dodici, dico, e tutti assieme!) che chissà quando se l'è pensata? Perché ora e perché tanti? Né uno di meno né di più, badate. Dodici ha detto, e tanti sono: servono due mani e mezza a contarli!

Sì, l'ho sentita la storia che sono quanti gli assessorati, dodici appunto, e che così non si pestano i piedi quando c'è da preparare i comunicati, ma ci credete voi? Perché li avete mai visti i giornalisti a spintonarsi per lavorare (“questo lo dico io”, “no, occupati dell'agricoltura tu”, “no, quella tocca te e pure la scuola e la pesca”): io mai. No, la storia di un addetto stampa per assessorato è uno stratagemma per confondere le acque, non ci crede nessuno. Sono altre le ragioni, altre, e non così banali.

La prima cosa che ho pensato è stata la cabala. Ma ci credi che quel genio di Tamagotchi s'è scelto gli addetti stampa tutti di segno diverso? Vuoi vedere che s'è inventato che le notizie aggressive le fa dire al Leone e quelle tristi al Capricorno? Che se c'è da conciliare manda una Bilancia e se invece vuole rompere gli aizza l'Ariete? Mitico Tamagotchi! E chi l'ha mai fatto prima? Ecco perché a Palomba i giornali non se lo filavano manco di striscio: minimo lavorava con un Sagittario ascendente Vergine.

Poi c'ho pensato meglio. Anche così mi sembrava poca cosa: sì, bella l'idea, ma poi il gioco si scopre subito. Non è da lui; lui è uno tosto sul serio, anche nei colpi di genio; è uno che se c'era faceva cucù a Hitler, altro che alla Merkel come Silvio. Doveva esserci un'altra soluzione al mistero misterioso.

Allora ho pensato alla musica. Sì: dodici voci che si fondono in una. L'armonia di uno spartito che una mano sicura dirige fondendo le note singole in un accordo profondo e completo. Ma certo: i dodici addetti stampa sono una metafora della musica dodecafonica. Solo una mente superiore poteva immaginarsi un'applicazione politica dell'intuizione di Schoenberg: la pantonalità sarda a imporsi sull'afonia politica generale (o sulla stridula cacofonia soriana), l'Autonomia che si esprime in un totale cromatico da zittire l'uditorio. Che altezza di pensiero! Che cultura!

Sì, però anche che solitudine aristocratica! E chi riuscirebbe a seguirlo in un percorso così elevato? Non c'è il rischio di una politica troppo rarefatta, in cui il popolo resta indietro, annichilito dall'altezza di un'elaborazione così complessa da intimidire qualunque consenso? No, Tamagotchi non si comporterebbe mai come un eroe niciano, non gli appartengono la spocchia del leader lontano dal suo elettorato né l'alterigia di quegli altri, i miracolati tra i compagni, che appena vedono una fetta di potere si parano che manco i lord inglesi al Derby. No, altra pasta il nostro, altro livello.

Ci avevo quasi rinunciato a capirlo, diavolo d'un presidente, quando alla fine mi si sono aperti gli occhi come col laser le cateratte di nonna: stupido io a non arrivarci prima!

Certo! Cos'altro potevano essere quei dodici missi tutti in fila, attorno a lui, a raccoglier le sue parole per donarle al mondo, a scriver tutti delle sue opere e a testimoniarle tra i fedeli (e gl'infedeli pure)? Ecco cos'erano, chiaro come il sole, e tutti ancora a chiedersi perché questo e perché quello, e che erano troppi e che costavano tanto... poveri stolti.

Apostoli, e cos'altro? Apostoli sono, apostoli, scelti per dire al mondo ciò che è vero e ciò che no, mostrare la parola, divulgarla, farne opera viva e leggibile. Cos'altro?
Dodici apostoli scelti tra i discepoli, primi tra i primi, per scrivere e attestare la realtà. Capito ora perché il Consiglio di via Roma li ha votati e tutti zitti, tutti d'accordo? E volevo vedere se c'era qualcuno che diceva pure di no!

E mi piacerebbe sentirli adesso quelli che “dodici sono troppi” e “costano tanto” e “ne bastavano di meno”. Provassero a dirglielo ai figli di Zebedeo che erano di troppo, che ne bastavano sette o otto. O a Tommaso. O ad Andrea. Dodici erano quelli e una ragione ci sarà stata perché ne promuovesse tanti. O vogliamo fare le pulci anche a Quello? O vogliamo dirgli che se si conteneva e ne faceva quattro o cinque era lo stesso?


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