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Rubrica bassa cucina
Ganau, Giudici & c.: "Tutto in ordine ci pareva, Eccellenza. Tutte le firme sotto c'erano"
(Azazello)
Tutti insieme, seppure poco “appassionatamente”: così andranno, in fila, i ventisei indagati dal Procuratore per il pasticciaccio dell'assunzione contestata di una dirigente alla Provincia di Sassari.
Ventisei infatti – non uno di meno – sono gli amministratori coinvolti, dai capi in testa (Presidente provinciale e Sindaco di Sassari) fino agli assessori pro tempore ed i dirigenti coinvolti all'epoca dei fatti, tutti chiamati in causa dallo strano caso di graduatorie condivise, convenzioni adottate (pare) all'occasione e millantati accordi coi sindacati di categoria, che dicono di ignorare tutto della storia.
Sarà già una fatica contarli, figurarsi poi ad ascoltarli dichiarare tutti la stessa versione o poco meno: “Non c'ero, Eccellenza, e se c'ero, assopito ero”, perché è chiaro che a maneggiare norme e precedenti, con tutto il bordello fatto in questi mesi da Brunetta poi, non basta l'animo d'un assessore a cavarci piedi. “Un tecnico ci vuole, Eccellenza, uno di quelli che tra le scartoffie ci bazzicano tutti i giorni.”
E il bello è che i tecnici c'erano, o perlomeno ce n'era almeno uno – ma di quelli più avvezzi a leggerle e a capirle le scartoffie – che c'aveva visto poco chiaro in quella storia, o forse troppo, e che alla bolla presidenziale aveva negato l'imprimatur. “Non licet” aveva detto e preso pinne ed occhiali di stagione se n'era andato a rosolarsi in Gallura, lasciando altri, evidentemente, ad altri rosolii.
Ma, si sa, la disoccupazione è problema troppo grosso da lasciar inevaso per un semplice cavillo da leguleio, e così dovrà aver pensato chi ha cercato tra le seconde file amministrative qualche azzeccagarbugli di rito differente, che sulla pratica in questione non aveva trovato la minima macchia.
Detto fatto la firma vacante si trova e la delibera spiega i suoi mirabili effetti, tra i quali l'assunzione di una dirigente selezionata qualche anno prima per un posto analogo nell'amministrazione cugina e – parrebbe – il pensionamento anticipato del segretario censore.
Ma i cugini, alle volte, sono peggio dei cognati, e l'affare va in vacca. Avranno voglia quelli a difendersi: “Tutto in ordine ci pareva, Eccellenza; tutte le firme sotto c'erano”, perché è così che funzionano le cose: i politici propongono e i tecnici avallano e dispongono, a evitare imbrogli e camuffetti. Che se poi i tecnici anziché avallare si mettono a traverso se ne può sempre cercare d'altri: se c'è un giudice a Berlino, vuoi che non si trovi un funzionario favorevole a Sassari?
Sarà così che andranno le cose allora: i politici diranno che si son fidati troppo del parere di un tecnico - “Una di quelle laureate, Eccellenza, e che laurea! La scienza infusa sembrava che c'avesse!” - e se la caveranno con l'argomento che ha già salvato Cappellacci (“Babbei siamo stati Eccellenza, e che è, una colpa adesso?”) e il peso dell'errore sarà riversato sull'infida dottrina e sulle leggi ballerine, che cambiano così tanto che uno non ci può stargli appresso.
Così, tutti e ventisei in fila, si cospargeranno il capo di cenere in compagnia ciascuno del proprio avvocato e malediranno il consigliere infingardo che li avrà fatti fallare. Entreranno a capo chino e usciranno a petto alto dalle stanze della Procura ad affrontare i microfoni della stampa: “Abbiamo la coscienza pulita, noi”.
E sarà pure bello sentirglielo dire. Perché se non una, ma due giunte addirittura se la sentono di andare davanti a un magistrato e di affrontare tutto il can-can dei giornalisti solo per dare un posto di lavoro a una dirigente, viene da pensare a cosa potranno mai fare per favorire l'assunzione degli operai – che so – della Vinlys. Ecco, con amministratori così i nostri disoccupati possono stare tranquilli.
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