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Rubrica bassa cucina
Esproprio fallito
(Paolo Buzzanca)
Queste elezioni regionali in Sardegna un punto certo lo hanno segnato: l'appropriazione indebita dell'area autonomista, cioè sardista, da parte di Renato Soru è fallita. Malgrado la debolezza del Partito Sardo d'Azione, la parcellizzazione degli ambienti sardisti ed indipendentisti, l'ex governatore non è riuscito a riconfermarsi paladino dell'autonomia. La truffa che si celava dietro l'operazione Progetto Sardegna è implosa in maniera catastrofica.
Il mito che l'autonomismo sia un patrimonio della sinistra è crollato rapidamente, perché l'autonomismo non è di destra o di sinistra, è semplicemente una terza via, che può sostanziarsi soltanto se le forze autonomiste diventano egemoni, riducendo e condizionando i partiti nazionali.
Soru ha tentato di fa coincidere il suo progetto autonomista con l'unico partito della sinistra sopravvissuto alla strage degli innocenti delle ultime elezioni nazionali. Questa coincidenza autonomisti-PD è semplicemente impossibile, per la storia stessa di questo partito, che sempre ha inteso l'autonomia come decentramento amministrativo o come sistema compensativo e mai come processo identitario all'interno di uno stato federale.
In Italia nessun partito storico è stato oggettivamente autonomista o federalista, nessuno di quelli che sono stati e sono egemoni. Persino la Lega , che pur rivendica a gran voce il federalismo, ha idee poco chiare in materia, perché rivendica, in maniera astorica, la liberazione della Padania dalle pastoie del Sud, come se la politica dell'Italia, almeno dai tempi di Crispi, non fosse mirata ad agevolare l'imprenditoria del nord a danno del Sud e delle Isole; ciò senza nulla togliere alla politica di sprechi e di corruzione che le regioni meridionali hanno da sempre messo in atto.
Più che un partito federalista, la Lega è un partito nordista. Se così non fosse, il MPA di Lombardo non avrebbe ragione di esistere, mentre sono tanto farti le ragioni della sua esistenza da renderlo maggioritario nella regione che lo ha visto nascere, la Sicilia.
Il federalismo, in assenza di forti partiti autonomisti, potrebbe diventare l'ultima trovata per relegare Sud ed Isole ai margini dei processi politici ed economici dell'intera Europa. Un federalismo che sia degno di tal nome non può prescindere dal principio di solidarietà nazionale, ma prima ancora, non può prescindere dal riconoscimento dei servizi che un territorio offre all'intera nazione – intesa ovviamente nella sua accezione romantica di Stato- riconoscimento che non può che concretarsi in corrispettivi economici.
Per dirla più chiaramente, se il Nord ha industrie e produce ricchezza e la Sardegna ha basi militari che incidono negativamente sullo sviluppo del territorio, è chiaro che il Nord risulterà debitore verso la Sardegna e non viceversa. Perciò, se vogliono tenere qui basi militari e poligoni di tiro, dove certamente non sono le industrie sarde a sperimentare le loro armi, al di là di ogni altro discorso possibile, è bene che lo Stato federale che andrà a nascere, compensi la Sardegna per questo servizio.
Tuttavia non è lontanamente immaginabile che i partiti nazionali o la Lega si facciano carico di questi problemi ed è pertanto davvero grave che in Sardegna si sia tanto in ritardo per la creazione di un partito autonomista maggioritario.
Soru da parte sua, per quanto gli è stato concesso, ha fatto di tutto per evitare questa possibilità. Se queste elezioni regionali avessero portato la vittoria di un partito sardo autonomista, oggi la Sardegna sarebbe attrezzata per affrontare la revisione costituzionale. Purtroppo la sconfitta del PD è frutto quasi esclusivo dell'arroganza e del vecchiume della sinistra, non dell'affermarsi di un gruppo indipendente dalle corporazioni nazionali. La sua catastrofica sconfitta, perciò, anche se non può essere un punto di partenza, è sicuramente un'occasione propizia.
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