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Rubrica bassa cucina
L'economia dagli occhi dolci
(Yunus Colbert)
Quando la nave si trova in mezzo ad una tempesta, si auspica l'arrivo di un “Capitano coraggioso”, di un “Grande Timoniere” (nessun riferimento a paffuti leader cinesi del passato con l'hobby della poesia) che riesca magicamente a ricondurre l'imbarcazione in acque tranquille. Fuor di metafora, ora che il sistema economico mondiale è stato investito da una crisi profonda di importanza storica, si invoca il “ritorno della Politica” (con la “P” maiuscola) come panacea contro i presunti “fallimenti del liberismo”.
Formulata in termini quasi religiosi, in Italia quest'impostazione è ormai talmente affermata da essere comune tanto alla destra corporativista (il termine “fascista” evoca troppe polemiche) quanto alla sinistra necrofila (dedita alla venerazione degli illustri cadaveri del suo passato): gli eccessi del “mercatismo” - efficace neologismo lanciato dal nostro ineffabile Ministro delle Finanze – dovrebbero essere eliminati attraverso un aumento delle dimensioni dell'apparato politico-burocratico (che altro può significare in pratica il “ritorno della politica”?). Inoltre, poiché la crisi è dovuta all'avidità di pochi - i cattivissimi “traders” di Wall Street, ovviamente, sacerdoti devoti all'esecrabile logica del profitto - lo strumento di politica economica più nobile ed efficace di cui disponiamo è di natura spirituale: il”ritorno all'Etica.
La “Speranza”, infine, si incarna nella figura del neoeletto Presidente Obama. E' giovane, colto e nero. E provvidenzialmente penserà a tutti. A differenza del pessimo predecessore, George Daboliù, legato solo agli interessi dei suoi amici petrolieri.
Bello. Bellissimo. Meraviglioso. Tutto talmente semplice e convincente che viene quasi da farsi un applauso da soli.
Ma quando una crisi sistemica viene spiegata in termini di “avidità” - dal che si deduce che gli uomini d'affari, fino ad un paio di decenni fà, erano tutti galant'uomini - e quando la soluzione per risolvere complessi problemi tecnici è il “ritorno all'Etica”, il sospetto che qualcosa sia poco chiaro è lecito. Di che si tratta: di economia o di magia? In che cosa si dovrebbe tradurre, in pratica, questo “ritorno all'Etica” di cui tutti parlano? E sopratutto: davvero sarà la Politica (o meglio, i politici) a salvarci dalla morale corrotta del “mercatismo”?
Analizziamo rapidamente alcuni dei fenomeni alla base della crisi.
Nel 2001 gli Stati Uniti, dopo quasi un decennio di crescita eccezionale, non si arrendono alla fase congiunturale negativa che sta per colpirli: Banca Centrale (la FED) ed il Governo “prendono a calci l'economia” - a colpi di politica monetaria espansiva e sgravi fiscali - al fine di evitare il fallimento delle imprese e la perdita di posti di lavoro causate dalla recessione. Così gli Stati Uniti per un ulteriore quinquennio continuano a crescere, trainando anche l'economia di quei paesi capaci di sfruttare l'espansione economica americana; a questo proposito, pare quasi un luogo comune citare i casi della Cina e dell'India, in cui centinaia di milioni di individui vedono finalmente migliorare eccezionalmente il proprio tenore di vita.
Durante il primo mandato, inoltre, l'Amministrazione Bush dà seguito ad una importante promessa formulata in campagna elettorale: una casa per ogni americano. Cosa c'è di più meraviglioso? Cos'è più “etico” di un'amministrazione che finalmente mantiene le promesse fatte ai cittadini più poveri?
Uno degli adagi tradizionali sui banchieri, (ovviamente cinici ed assetati di denaro), era che prestassero solo a chi fosse già abbiente ed in grado di offrire solide garanzie; molto difficilmente i poveri avrebbero avuto la possibilità di accedere al credito. Questa volta gli Stati Uniti hanno dimostrato il contrario: negli ultimi anni le banche hanno acceso mutui in favore di chi non disponeva di garanzie sufficienti (c.d. mutui subprime) e non avrebbe altrimenti potuto permettersi l'acquisto di una casa; persone con spirito imprenditoriale, con la volontà di “mettersi in gioco” e di produrre hanno potuto ottenere finanziamenti a tassi favorevoli.
Insomma, una vera evoluzione della specie per i banchieri: da squali assetati di denaro che strozzano le speranze della povera gente a generosi “amici del popolo”, con il cui denaro chi non aveva mai avuto una possibilità ha potuto finalmente realizzare i propri sogni.
Tutto questo è stato, ricordiamo, frutto di precise scelte politiche, ad opera della Casa Bianca e della FED. Esistono forse scelte più “etiche” del “benessere per tutti”?
Ma a metà del 2008 il sistema finanziario ha cominciato a scricchiolare, e in breve tempo tutto è crollato.
La crisi è stata inizialmente affrontata dall'amministrazione Bush. Ovvio che l'odiato Presidente “con il cappello da cowboy” ed i suoi amici petrolieri non avrebbero combinato niente di buono.
Per fortuna, tuttavia, ora c'è Obama. Lui è giovane, colto e nero. E' amico del popolo. Ed ha un alto senso morale ed etico. Infatti, esattamente come il suo predecessore, prende i soldi dei contribuenti e li regala a piene mani alle banche. Il tutto attraverso un complesso meccanismo (tecnocratico?) finalizzato a suddividere il rischio tra Governo e privati. Ma va da sé: il regalo ai banchieri non fa venir meno il suo alto senso morale ed etico (è giovane, colto e nero...).
La formula per una “nuova finanza” è all'insegna della trinità “regole, trasparenza ed etica”. Sulla necessità di implementare i primi due criteri, nessun dubbio. Si sottolinea solo che storicamente sono stati proprio i liberisti (“mercatisti”?!) a porre l'accento sulla virtù delle regole contro la discrezionalità pubblica.
Il terzo punto solleva invece qualche incertezza: davvero dovrebbe essere la “Politica con la “P” maiuscola” (in Italia rappresentata da Gasparri, Casini, Rutelli o chi altro?) a riportare l'Etica nell'economia, per superare, finalmente, la “cultura del rischio” (qualunque cosa questo significhi...)?
Come detto, gli eccessi e l'assoluta mancanza di trasparenza che hanno caratterizzata la finanza negli ultimi anni sono stati principalmente frutto di scelte politiche sbagliate, che hanno generato incentivi distorsivi ed una regolamentazione insufficiente; i problemi sono sistemici, dunque, non certo legati all'avidità degli “squali di Wall Street”.
La Politica deve riprendere il ruolo che le compete, dunque. Tradotto nei termini della politica italiana (stavolta con la “p” minuscola) il significato più immediato è: maggiore presenza statale in campo economico (ché, si sa, il Governo è buono e pensa alle esigenze della collettività), e meno spazio all'iniziativa privata (ché, si sa, la concorrenza è brutta e stressante).
Con queste premesse potremmo forse sviluppare un'etica nuova. Ma sicuramente la stagnazione rimarrà quella costante cui siamo ormai affezionati.
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