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Rubrica bassa cucina
La fissazione
(Azazello)
Chi fa politica spesso s'innamora delle sue idee, lo sappiamo. E' un difetto, una debolezza, ma ci cascano tutti prima o poi.
Succede per le idee ma anche con le strategie, a volte anche con gli strumenti. Uno si specializza – che so – con la raccolta di firme per la strada e appena ha l'occasione eccolo lì col suo tavolino a inseguire i passanti brandendo la biro. Un altro magari si affeziona alle primarie e le vorrebbe anche per decidere dove andare a cena con gli amici.
Gli indipendentisti di casa nostra, chissà perchè invece, non riescono a liberarsi dall'idea di costruire modellini radiocomandati da imbottire di esplosivi e teleguidare verso obiettivi militari “stranieri” - che tanto, in assenza di un esercito sardo, ogni divisa per loro è il simbolo di un'invasione.
E' una vera fissazione; ce ne sarebbero di modi di provare a convincere la gente delle loro ragioni, e anche di più civili ed efficaci, ma loro nulla: l'idea di lanciare in aria un Fokker di un paio di chili foderato di tritolo e di strasene lì, con il loro joystick a guidarlo contro una cannoniera americana gli piace da morire. Altro che Play Station! Per loro è una sorta di metafora liberatoria: il sasso di David che centra l'occhio di Golia – anche se a dire il vero paiono preferire le comodità tecnologiche all'improbabile mix di fortuna e abilità che aveva assistito il fromboliere ebreo.
Era successo già trent'anni fa, quando la Magistratura stroncò appena in tempo il piano eversivo di Doddore Meloni e compagni, che volevano lanciare i loro aeroplanini-bomba sopra qualche obiettivo militare tricolore per incominciare la loro guerra d'indipendenza. Allora ci furono arresti e processi, nomi noti e meno noti conobbero le aule dei tribunali e le celle delle carceri, anche se – a dire il vero – di quel telecombattimento così terribile non se ne svelarono mai bene i particolari.
Passano gli anni ma evidentemente il chiodo resta: pochi giorni fa un altro magistrato ha chiesto il rinvio a giudizio di Bruno Bellomonte, un altro indipendentista, per aver rispolverato l'insano progetto immaginandolo nientepopodimeno che nello scenario del G8 de La Maddalena. Avrebbe in pratica ideato di lanciare un modellino kamikaze contro una delle corazzate che avrebbero dovuto ospitare i Grandi della Terra.
Che colpo di teatro, ma ve lo immaginate? Quelli vengono qui con uno sproposito di tonnellaggio galleggiante, difesi da soldati armati fino ai denti e che ti vedono arrivare sulla testa? Una specie di gabbianetto malfermo che li punta e va ad esplodere proprio sul ponte di una di quelle bagnarole. Chissà lo spavento di Obama o la figuraccia di Berlusconi! Chissà l'incazzo di Bertolaso!
Ora però, a parte che gli unici modellini conosciuti da Bellomonte sono probabilmente i trenini Lima, non è che l'idea in sé appaia propriamente geniale.
Lasciando da parte per un attimo il particolare che il disegno criminale avrebbe coinvolto dei terroristi delle nuove Brigate Rosse – il cui interesse per l'indipendenza della Sardegna è piuttosto inedito – l'immagine di un patriota in bermuda su un canotto che bombarda una portaerei non si sposa esattamente con l'icona di James Bond che abbiamo conosciuto dai film.
Magari al cinema tutto gira per il verso giusto perchè le sceneggiature di Hollywood non le scrivono i Vanzina, ma nella realtà le cose son diverse.
Nella realtà ai pescatori a palamito e ai patrioti terroristi manco gli fanno mettere la barca in acqua, quando girano dalle parti di queste riunioni di presidenti; e quando pure ce la facessero gli si bagna il telecomando, o gli manca la benzina per l'aeroplanino, o gli si rompe un'ala nel trasporto segreto nel bagagliaio.
Insomma, ad andar bene si rimedia una magra che non si entra manco nelle brevi de La Nuova, altro che nei libri di storia.
Lasciate perdere, amici indipendentisti; questa storia del terrorismo tecnologico l'abbiamo già vista mille volte nelle serie TV americane e mai una volta che fosse andata bene. E se non ci riescono a quelli che hanno fatto dieci anni di campi scuola in Bosnia, in Pakistan e nell'Iraq di Saddam, volete farmi credere che basti l'esperienza nel sindacato dei ferrovieri?
Non mi piacciono per niente bombe e bombaroli, ma se almeno dovete provarci perchè non tentare coi piccioni ammaestrati? Male che vada quelli una scagazzata sul ponte della Nimitz la garantiscono.
Perchè se continuate a tentarci, dopo tutti questi anni, allora siete proprio fissati.
O voi o i magistrati che vi accusano.
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Ma chi glielo spiega agli indipendentisti che Bruno Bellomonte non va candidato a sindaco?
E non va candidato perché la battaglia per la territorialità della pena è giustissima e deve coronarsi con una vittoria. La candidatura di Bellomonte ha solo valore di testimonianza, e la testimonianza, troppo spesso, è più vicina alla fede che alla politica. Ed in ogni caso si chiude con la conta dei compagni duri e puri.
Come per Valpreda, quando fu candidato dal Manifesto.
Io sono per il metodo Pannella-Toni Negri: scontro vincente. Non paragono Bellomonte a Negri, lo ritengo persona più seria indipendentemente dalle idee che professa e dalle condizioni in cui si trova.
Questa è un'iniziativa che non ha sbocco. E' l'equivalente, certamente legale, dell'esplosione di un'autobomba. O c'è qualcuno disposto a sostenere che l'autobomba è un gesto politico?
Paolo Buzzanca - Sassari-Messina
Io credo che la candidatura di Bellomonte a sindaco di Sassari sia stata una mossa politica intelligente e insidiosa. E' intelligente perchè porta al centro di una campagna elettorale temi di profondo civismo (la garanzia dei diritti, il primato della libertà, lo statuto del dissenso) esportando le contraddizioni in campo altrui: cosa diranno Ganau e Sanna sul fatto che un loro competitor non gode delle loro stesse opportunità di far sentire la propria voce? Cosa diranno del fatto che non si sa ancora se Bellomonte potrà anche solo votarsi?
Certo, poi l'insidia di un'autoreferenzialità di testimonianza è forte e i dirigenti di A Manca avranno il loro bel da fare per scansarla - ammesso che lo vogliano.
Ma si sa: l'insidia è insita in ogni attività politica.
Giampiero Muroni