Il Tamburino Sardo


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Rubrica bassa cucina

Il PD e le mutande fotoniche
(Paolo Buzzanca)

Gli imbonitori di turno hanno messo sul mercato delle cure alternative un nuovo genere di mutande che, sfruttando i fotoni, funzionerebbero da analgesico contro ogni forma di dolore. Qualcuno assicura, invece, che non di analgesico si deve trattare, ma di cura radicale di molte malattie che stanno alla base del dolore stesso.

Gli imbonitori, verrebbe da pensare, non sono più quelli di una volta, non ti vendono più estratti di piante miracolose, pietre dalle virtù incontrollabili, frammenti di ossa di animali in estinzione: ti vendono la scienza, sono moderni. Ti vendono ciò in cui tutti noi crediamo: la razionalità ed il progresso.

Ora, non c'è niente di peggio che lo spaccio irrazionale del progresso, perché crea aspettative irrealizzabili e confonde le idee della gente, portandola a rivalutare ciò che progresso non è.

Cosa c'entra col PD? Tutto.

Il PD sta male: se ci guardiamo bene intorno direi che sta malissimo.

Le cure, in politica, sono i progetti e la chiarezza con cui questi progetti vengono trasmessi e percepiti. Il termine democratico, qualunque accezione gli si voglia dare, include comunque una carica di ottimismo che possiamo tradurre così: parliamo alla gente, perché ognuno è in grado di capire il nostro messaggio e quindi di accettarlo o respingerlo.

Questo ottimismo può prendere due strade:
1) Inseguire i sondaggi, cioè l'opinione pubblica. Su questo piano siamo perdenti. Sul mercato c'è già chi lo fa molto bene. E le regole del mercato, in qualche modo, valgono anche per la politica.
2) Darsi non un programma, perché non credo si possa dire che il PD non abbia un programma, ma una linea di condotta, una prassi politica che segni quotidianamente la demarcazione fra destra e sinistra, che sia fatta di progetti, qui ed ora, e che sia percepita dai cittadini nella sua dimensione di concretezza e di immediatezza.

Ora, il messaggio più convincente, immediato e concreto che un partito affetto da anemia possa dare è quello di cambiare la sua classe dirigente. Qualunque altra soluzione ci riporta al discorso iniziale: le mutande fotoniche.

E siccome le mutande fotoniche non mi convincono, pur con tutta la simpatia che nutro per personaggi come la Rosibindi o il candidato Bersani, che mi sembrano persone serie, credibili, e nemmeno tanto vecchi per idee e prassi politica, io sostengo Ignazio Marino.

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Condivido solo in parte l'articolo del professor Buzzanca.
Condivido l'analisi che pone l'accento sulla necessità del pd di darsi una linea di condotta rispetto al paese e una linea di demarcazione chiara rispetto al centro destra.
Bersani rappresenta tutto questo, parla di riprendere le fila del percorso del quale siamo figli; ossia quello iniziato 150 anni fa. Allora si teorizzò che mettersi dalla parte di chi lavora, di chi produce, di chi soffre, avrebbe significato dare vita ad una società migliore per tutti; anche per gli altri. Marcare la differenza significa affermare che si vuole essere di sinistra, intendendo quest'ultima come l'idea dell'eguale libertà e dignità di uomini e donne e chiarendo anche che non volere un partito democratico che sia di sinistra significa fare un'operazione di significato e non solo lessicale. Il messaggio da spendere oggi è il riformismo nelle sue declinazioni; con la consapevolezza che è la via giusta ma ancora minoritaria nel paese.
E' convincente e di prospettiva affermare che: un giovane che sa fare un mestiere deve poterlo esercitare, le liberalizzazioni sono il contrario del liberismo, che non si può star bene da soli ma debbono star bene un pò anche gli altri.

Mattia


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