Il Tamburino Sardo


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Rubrica bassa cucina

Frana tutto
(Paolo Buzzanca)

Frana tutto, tranne il sistema. Non dico quello nazionale, con gli alti giri di corruzione, il populismo, le campagne contro gli immigrati, la disinformazione: quello, come la fama di virgiliana memoria, procedendo acquista energie.

No, qui regna un sistema locale, figlio della miseria dei primi anni del '900 e della miseria degli anni del secondo dopoguerra. Da queste terre non sono partiti soltanto gli operai della FIAT, i minatori belgi, i coltivatori argentini, i metalmeccanici della Germania e qualche mafioso degli Stati Uniti.

Da qui sono partiti professionisti e intellettuali, quelli meno disponibili ai compromessi, quelli con voglia di scoprire il mondo, di tentare la fortuna, che magari potevano vincere un concorso senza raccomandazioni o volevano lavorare in proprio.

Queste terre sono restate in mano ad amministratori che non sapevano nemmeno dell’esistenza della geologia, a geometri che non hanno mai aperto un libro di storia dell’arte, ad imprenditori che non sapevano intraprendere altro se non metri cubi su metri cubi di cemento armato.

Qui ci sono stati tanti piccoli Attila che in 50 anni appena hanno distrutto il patrimonio di migliaia di anni, patrimonio di esperienza e di tradizioni, di piccoli cascinali abbarbicati sulle colline, sorretti da terreni terrazzati, tutti con muri a secco, canali di gronda, fosse di contenimento, e poi viti, ulivi, nocciole, castagni, pochi animali per ripulire i terreni, niente incendi, se non nei pianori, per bruciare le stoppie.

Ed ora? Ora sopravvive soltanto la monocultura delle amicizie, il sistema Nebrodi-Sicilia.
Anzi, possiamo vantarcene, Nebrodi DOC. Tu sei un amico, ed allora puoi costruire, disboscare, sfiancare una collina per fare una strada interpoderale senza le dovute accortezze e cavare sabbia, pietra e così via.

No, non illegalmente, ma aprendo sempre più le maglie della legge, evitando i musi duri, le sanzioni, e, principalmente, i progetti a lungo termine ed il ricorso a professionisti lontani dai potentati locali.

Se volete vivere in un luogo dove l’amministratore è disposto a chiudere un occhio, non per guadagnarci, ma perché è assuefatto a navigare nella melassa prodotta dalla sottocultura generalizzata, venite da queste parti.

Qui, però, i sindaci hanno ragione. I paesi sono isolati, dissestati, impoveriti, i terreni abbandonati, anche perché l’assistenzialismo ha seminato tutto il male possibile.

I sindaci hanno ragione a chiedere interventi urgenti, opere vere, dil consolidamento, di rimboschimento, strade che siano strade e ferrovie che non siano soltanto binari.

Ma non c’è da illudersi. Se si vogliono ottenere risultati veri, se non si vuole intervenire con finanziamenti a pioggia per raccogliere bottini elettorali, è necessario dare tutto in mano ad un commissario, che operi in trasparenza nel rispetto delle leggi, una figura terza rispetto alle realtà locali. Altrimenti tutto si invischierà nella melassa delle amicizie. Nebrodi DOC.

Il problema, comunque, oggi non è questo: all’orizzonte si profilano soltanto generiche dichiarazioni di solidarietà e qualche intervento tampone.

Anzi dimenticavo: c’è il ponte sullo Stretto.



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Saggio bellissimo, che sicuramente Luigi Longo, E. Berlinguer, Veltroni, Bersani, Bertinotti, Cossutta, Pertini, Lelio Basso, P. Ingrao, Macaluso, Scoccimarro, Foa, Pintor etc e anche Santoro e Benigni etc etc non avranno mai letto

Roberto


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