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Rubrica bassa cucina
Fuoco e FIOM. L'epica di Pomigliano
(Azazello) per gentile concessione di www.ventirighe.it
Cercavano la madre di tutte le battaglie alle pendici del Vesuvio; volevano l'armagheddon delle relazioni industriali che scrivesse nella pomice campana le nuove norme della vita in fabbrica; già si vedevano sui libri di storia ancora da stampare, descritti come i campioni della svolta italica. Tutti speravano nella vittoria: Fiat, Governo, sindacati; che peccato: dalle urne di Pomigliano è venuto fuori un pareggio striminzito.
Avevano pensato che in quest'epoca di mezze calzette ciò che serviva era un nuovo Eroe, che brandendo la spada respingesse il drago nemico, e all'uopo tutti i personaggi erano buoni: Marchionne come nuovo campione casual dell'italica stirpe di industriali d'esporto, Sacconi come Bettino redivivo, capace di imporre rinunce dolorose alla riottosa FIOM, e infine anche lui, Landini, il cavaliere blu (come le tute) che rintuzza il mostro capitalista e affamapopoli con la forza della democrazia operaia.
Tre personaggi in cerca di un solo ruolo: quello del Salvatore della Patria - intesa all'italiana, naturalmente, ossia come la Parte propria che vale per il tutto. Avevano bisogno del fuoco sacro della vittoria per essere riconosciuti come Eletti - l'ordalia rituale necessaria alla consacrazione del Paladino. Non saranno contenti del voto, che li ha rimandati a Settembre come studenti svogliati.
Perché l'imprevisto della storia è stato il risultato del referendum in fabbrica, in cui le cifre finali hanno riscontrato senza retorica l'atteggiamento realista e disincantato degli operai non particolarmente felici di fare le cavie del "nuovo ordine mondiale" in chiave confindustriale ma neanche tanto rapiti dall'ideologia da confondere il proprio bene con la Giustizia Universale cui erano chiamati a farsi apostoli. Né felici dei sacrifici né stupidamente fedeli alla bandiera ideologica che gli sventolavano in testa: hanno accettato l'accordo a malincuore, perché forse gli operai italiani saranno pochi e confusi, ma sono diventati maggiorenni.
E hanno capito che rifiutare un investimento capace di salvare dalla disoccupazione 15 mila famiglie era un sacrificio sull'altare della coerenza operaista che potevano risparmiarsi, senza dimenticare che l'aumento di produttività degli impianti costerà loro disagi veri, lesioni vive dei loro tempi di vita e di riposo - altra cosa rispetto alle ferite dei sacri e inviolabili diritti del proletariato di cui li si descriveva martiri.
Non ne sarà contento il segretario FIOM Landini, uomo dalla dialettica aggressiva e curatissima, che avrebbe voluto dalle urne un'investitura nazionale che ne supportasse l'efficacia mediatica dimostrata in questi giorni, ma anche dall'altra parte le campane non suonano a festa.
Aver fatto uscire l'accordo di Pomigliano dall'ambito che gli è proprio - quello di un accordo aziendale in un periodo di crisi - per farlo diventare affare di Stato è stato come rompere il vaso di Pandora dei molti vizi della nostra politica: si è straparlato di Costituzione e di diritti, si sono dati i numeri sull'assenteismo, si è definito l'accordo come un paradigma a carattere nazionale. Insomma si è fatta 'ammuina, come d'obbligo vista la location, giocando con il fuoco della vita di migliaia di famiglie vere e sugli altrettanto reali interessi economici della nostra maggiore industria. Facendo finta di dimenticare che l'assenteismo è una bestia incompatibile con qualunque investimento e che la concorrenza con le condizioni (e i costi) del lavoro in Polonia è una strada impercorribile dalle imprese italiane.
Hanno parlato molto alle televisioni per accreditarsi come i costruttori di una nuova via, hanno vantato consensi estesi che non si sono realizzati e ora si trovano come quelle squadre eliminate per differenza reti. La strada della felice condivisione del bene comune è piena di curve e di trattative e il sol dell'avvenire pare coperto dalle nubi della contingenza - l'affermazione di future leadership nazionali è momentaneamente sospesa.
La speranza è che la trombatura generale riporti gli ottoni nelle custodie e chi deve contrattare nel chiuso di qualche stanza senza microfoni o telecamere. Gli operai di Pomigliano e le numerose migliaia di azionisti FIAT meritano il rispetto di concordare la tutela dei propri interessi senza che le ambizioni di altri Uomini della Provvidenza ne cavalchino le asperità
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