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Rubrica bassa cucina
Detenuti del carcere di San Sebastiano: urge il Garante "ombra"
(Paolo Buzzanca)
Che pena l’esperienza del garante per i detenuti di Sassari!
Brava suora, brava persona, vittima di una classe politica, che, sull’argomento, non merita silenzio per spirito di parte. Ad una persona che, con spirito cristiano, ama il prossimo e porta le caramelle ai detenuti, mi sia consentito usare questo gesto in senso simbolico, è stato messo addosso, per beghe politiche che non si comprendono, un vestito che non è tagliato per lei.
E’ opportuno ricordare che questa figura del garante per i detenuti, a Sassari, nasce perché la maggioranza di allora, ed il sindaco di allora, che però è lo stesso che oggi governa la città (ma ad onor del vero anche l’opposizione) vollero dimostrare che i politici, dei suggerimenti che vengono dal basso, se ne fanno un baffo.
Al momento della nomina, infatti, si era fatto un nome illustre, come se il problema fosse quello di dar lustro all’incarico e non di individuare una persona in grado di condividere umanamente il dramma dei detenuti e dotata della volontà di rendere più consono ai principi costituzionali lo stato di detenzione.
E una persona che di carceri e di detenuti se ne fosse occupata non in termini umanitari, ma in termini “politici”. Aver stoppato questo tipo di operazione fu ritenuto delitto di lesa maestà: era lesa maestà il pretendere che il garante fosse persona che muove le montagne, cioè le istituzioni, perché mettano il carcere ed i detenuti nella loro agenda politica.
Alle associazioni ed ai cittadini che di queste cose si sono sempre occupati e che tentavano di dire la loro, quelli di Palazzo Ducale se ebbero orecchie, furono orecchie da mercante.
Da allora ad oggi non ci sembra che il carcere si sia aperto alla città o la città al carcere, o che si sia aperto, per merito del garante, un dibattito serio sulle condizioni di San Sebastiano.
Il dibattito che c’è stato, sicuramente, è merito di altri, e se questo dibattito a volte assume una dimensione unidirezionale, è perché di quello che pensano i detenuti, dei loro bisogni, di quello che pensano i parenti dei detenuti, non sa niente nessuno.
Di carcere si è parlato perché c’è stato il caso Bellomonte, e di carcere si è parlato perché l’onorevole Melis sì è dimostrata persona molto sensibile sull’argomento.
Ma proprio perché dell’onorevole Melis (che propone la chiusura del carcere di San Sebastiano ed il trasferimento dei detenuti ad altra struttura penitenziaria, in altra città) condividiamo analisi e ragioni, crediamo che il diritto vada applicato a favore e non contro i cittadini. Cioè: se è inaccettabile che una struttura dello stato sia assolutamente fuori legge e che vada chiusa, il costo di questo ritorno alla legalità non può farsi sulle spalle degli agenti di custodia, delle loro famiglie, dei detenuti delle loro famiglie, dei loro avvocati e così via di seguito.
Ci saremmo aspettati, per esempio, che di fronte ad una proposta così rigorosa, il garante dei detenuti si fosse allarmato un tantino e magari avesse preteso di sapere dal Sindaco, se di fronte alla realizzazione di quell’ipotesi, il comune avesse avuto la pur minima intenzione di intervenire a copertura, almeno parziale, delle maggiori spese che le famiglie dei detenuti sassaresi – che sicuramente per la maggior parte sono famiglie svantaggiate, sarebbero costrette ad affrontare.
Certo, l’esperienza di quello che è stato, anzi di quello che non è stato, potrebbe convincere i politici che il garante dei detenuti non deve essere persona gradita al sindaco, o ai consiglieri comunali, di maggioranza o di minoranza che siano, o alla curia, e su questo, avendo avuto prova della sua sensibilità credo che lo stesso vescovo concordi, ed ancor meno al magistrato di sorveglianza, ma persona integerrima che riscuota, per il suo impegno, per la sua cultura, per le sue doti umane, per il ruolo che svolge o ha svolto nella sua vita, il gradimento dei detenuti.
Ora sperare questo da politici che hanno ampiamente dimostrato di avere ignorato i problemi del carcere è cosa che richiede un ottimismo berlusconiano, del quale, come ben si sa, la mia persona non risulta particolarmente fornita.
Ragion per cui credo che l’unica strada possibile sia quella del garante ombra e devo dire che se impegni personali non mi avessero portato a vivere lontano da Sassari, da tempo mi sarei fatto carico di questa impresa.
Ma quello che mi stupisce (e mi addolora) è il silenzio e l’inerzia dei miei vecchi compagni radicali, che sulle carceri sempre hanno detto ed hanno fatto e dai quali, di fronte a questo disastro, mi sarei aspettato azioni politiche conseguenti, Se c’è ancora un radicale a Sassari, batta un colpo!
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