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Rubrica bassa cucina
Noi: i buoi della sinistra
(Caterina Brau)
La sinistra, scandalizzata e indignata dal riproporsi della questione morale, si straccia le vesti e invoca a gran voce legalità-legalità-legalità. Che bello!
Ma sbirciando nelle camere di mezzo della politica, almeno in Sardegna, arriva qualche sgradita sorpresa.
Legalità, onesta, trasparenza sono belle parole d'ordine che però pare che valgano solo per gli altri.
Ecco allora un ex presidente del consiglio regionale (PD) sotto processo, indagato fin dai tempi in cui ricopriva la molto onorevole carica; un presidente di provincia (PD) assolto in primo grado e condannato in appello per abuso d'ufficio; un sindaco e una presidente di provincia (PD) con avviso di garanzia per abuso d'ufficio, senza contare il processo in corso contro l'ex presidente della regione (PD) e un piano regolatore approvato con i voti di chi avrebbe dovuto astenersi (PD) per conflitto di interessi, e via dicendo.
Sono di sinistra da quando ho l'uso della ragione ma anche non ne posso più di questo andazzo.
Pretendo che le persone che voto siano al disopra di ogni sospetto (ohi ohi che pretese!).
Pretendo che i miei candidati abbiano come primo obiettivo gli interessi del popolo che amministrano (ohi ohi!).
Ma, mi dicono, questa è la realtà. E poi, dai, quelli di sinistra non sono proprio come gli altri: sono un po' come gli altri e un po' diversi. Sono più simpatici e organizzano splendide notti bianche. Inoltre si sa, la politica è la politica e la gestione del potere richiede un'oculata capacità di compromesso per tenere insieme maggioranze eterogenee e arlecchine.
Nondimeno io poverella continua a sognare.
Pensate che mi piacerebbe che la politica smettesse di essere una professione tramandata di padre in figlio e tornasse a essere passione e fatica pagata molto meno di ora e vigilata il doppio;
che la politica smettesse di controllare giornali, banche, università, concorsi, fondazioni, festival… a favore di una selezione basata su competenze verificabili e non su meriti di partito o di famiglia;
che il lavoro fosse un diritto e non una elargizione;
che tutti, ma proprio tutti, partecipassero alla politica di sacrifici che ora tocca soprattutto i poveri diavoli riducendo per esempio i grassi stipendi di politici e funzionari (cosa che non risolverebbe la crisi ma darebbe ai suddetti poveri diavoli l'impressione di vivere in una comunità solidale).
Per non parlare di ambiente, energia, politiche giovanili e scolastiche, assistenza ai più deboli: la lista sarebbe interminabile e anche noiosa.
Ma lo sapete che i politici sono lautamente stipendiati con i soldi delle nostre tasse e che, dunque, siamo noi che diamo loro il potere di cui dispongono?
Non siamo sudditi, ragazzi, siamo cittadini e non ne possiamo più di governi clientelari di destra e ahimé anche di sinistra che fondano il loro potere su promesse di lavoro, su favoritismi di vario tipo derubando il "popolo" che tanto è bue si sa, dei suoi diritti, del suo potere, della sua dignità.
Ma, tant'è, anche i pazientissimi buoi prima o poi si stufano….
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Per quanto mi riguarda, non sono interessatro ad una sinistra "moralizzata". E' una pia illusione credere che una parte sola della politica possa essere onesta. O si corregge tutto il sistema, in maniera tale che chiunque non sia onesto venga espulso con vergogna dai pubblici incarichi, o staremo sempre al gioco delle parti.
L'elenco degli inquisiti di questo PD è agghiacciante, ma è ancora più agghiacciante che nessuno di loro pensi di farsi da parte.
I politici non possono sempre e comunque appellarsi al garantismo: la morale e la correttezza istituzionale hanno regole diverse.
Se qualcuno non ne fosse convinto, vada a guardarsi la storia di Enzo Tortora che, per farsi processare, si dimise da parlamentare.
Paolo Buzzanca - Gioisa Marea