Menu principale:
Rubrica bassa cucina
Vertenza pastori: le troppe giravolte del centrosinistra
(Azazello) per gentile concessione di www.ventirighe.it
Ci sono - raramente - delle occasioni in cui la realtà si pone in termini tali da rendere più chiare le scelte politiche dei partiti, da farci capire bene, nel fumo della propaganda solita e della quotidiana ipocrisia generale, cosa sia di destra e cosa di sinistra, chi voglia innovare e chi conservare, quali interessi si proteggano e quali obiettivi si individuino da parte di chi ci rappresenta. Accade poche volte, ma quando accade bisogna approfittarne e leggere gli avvenimenti a futura memoria, ossia per quando, tra un imprecisato numero di mesi, si tornerà a votare e ci si chiederà chi davvero vogliamo mandare a Cagliari a ricoprire il lauto incarico di nostri rappresentanti.
Ad esempio potrebbe essere utile ragionare sul tema della dignità delle istituzioni e su chi le difenda dalle deriva delle polemiche di parte che le inquinano in maniera sempre più evidente. Accade infatti che un gruppo di manifestanti abbia deciso da qualche giorno di occupare un'ala del Consiglio regionale per "promuovere" con maggior forza una decisione dell'Assemblea che vada a favore delle proprie pretese. Accade poi che la Presidente del Consiglio e quello della Giunta pretendano di svolgere il proprio ruolo in un palazzo libero dall'evidente pressione fisica degli occupanti e accade infine che esponenti dell'opposizione considerino questo atteggiamento dei massimi rappresentanti dell'autonomia sarda come "provocazioni", offrendo così una sponda politica ai manifestanti.
La domanda è: chi, in questa situazione, appare maggiormente interessato a garantire la libertà delle istituzioni? Chi, ad oggi, risulta giocare a cavalcare qualunque tigre pur di mettere in difficoltà l'avversario politico, al costo di avvilire le sedi della nostra democrazia? Chi sta avallando il pericoloso precedente della manifestazione di protesta con l'appendice dell'occupazione del Palazzo d'Inverno? La sinistra sarda pensa oggi che una sconfitta di Cappellacci valga la pena dell'offesa ai luoghi simbolo della nostra Regione: prendetevi un appunto per la prossima volta che vi chiameranno a qualche manifestazione in difesa della sacralità dei riti democratici "violentati" da Berlusconi.
La questione della lotta dei pastori ha però molti altri motivi di interesse, soprattutto nel merito delle richieste del Movimento e delle risposte della nostra classe politica.
Ciò che non sorprende - e tanto meno scandalizza - è che un gruppo di imprenditori cerchi con tutti i mezzi a disposizione di tutelare i propri interessi: il prezzo del latte è poco remunerativo, a quanto dicono (e non c'è motivo di dubitarne) ed è normale che chiedano allo Stato o alla Regione un'integrazione ai loro guadagni. Siamo all'interno dei noti territori dei battitori di cassa, niente di nuovo sotto il sole; l'hanno fatto altre volte e l'hanno fatto altri - in genere si ottiene quanto richiesto, se non ci si mette di mezzo lo stupido legalismo dell'Unione Europea.
Se però non vogliamo inaugurare una stagione in cui le rivendicazioni corporative scandiscano il calendario della politica, sarebbe il caso che alle comprensibili richieste di danaro pubblico corrispondesse, da parte dei partiti, una strategia che renda compatibile l'interesse privato con l'utilità generale e con la legge. Ad esempio, di fronte alla richiesta di un regalo di 15.000 euro l'anno per ogni allevatore, si potrebbe provare a chiedere una serie di impegni da parte delle aziende (per la diversificazione della produzione, l'incremento della qualità, l'organizzazione della commercializzazione).
Di fronte a un comparto in crisi ci si aspetterebbe da una classe dirigente degna di tale nome un progetto di riorganizzazione complessiva, un 'ottica di filiera - come dicono gli esperti - che abbia l'occhio al futuro oltre che alle richieste contingenti; ciò che non si può chiedere a un sindacato spontaneo o a un movimento sarà lecito pretenderlo a chi può avvalersi di centri studi o di contatti con le università del territorio?
Invece ci tocca leggere da alti esponenti del PD locale che, poiché l'agricoltura è assistita in tutto il globo, lo deve essere anche in Sardegna e che quindi bisogna attrezzarsi a pagare senza batter ciglio, perché i pastori sono pur sempre i custodi dell'identità sociale delle comunità dell'interno. Dio ci perdoni, ma si potrà pur dire che letture simili della società sarda sono quanto di più reazionario e meno riformista si possa dire sull'argomento?
Se la dialettica tra chi sta all'opposizione e chi al governo si appiattisce sulla contrapposizione tra chi promette e chi lesina i soldi pubblici, mi spiegate perché stracciarsi le vesti quando il populismo a Roma lo pratica chi sta dall'altra parte politica? E soprattutto, perché dovremmo dannarci l'anima a cambiare le cose visto che la sintassi politica non mi pare così differente tra chi fa scomparire l'immondizia campana in dieci giorni e chi invece fa apparire risorse tra le pieghe dei bilanci sardi?
Se qualcuno dicesse ai pastori quello che tempo fa diceva loro Lussu, ossia che uno dei loro problemi sono le dimensioni aziendali e che se non si uniscono non c'è sussidio che li possa salvare, forse avremmo imboccato una strada per la gestione della loro vertenza. Così come se qualcuno dicesse loro che aver incrementato la produzione del latte senza aver accresciuto le proprie capacità di venderlo è stata una scelta dissennata dalla quale bisogna uscire. Così come se qualcuno si ricordasse che le scelte strategiche di comparto (come quella della formazione di Organizzazioni di Produttori avviata da Soru) non possono essere abbandonate a ogni giro di valzer di maggioranza.
Però forse non sono argomenti sufficientemente di sinistra. Di sinistra invece pare sia pagare i pastori perché restino a casa loro a far la guardia al bidone, anziché disturbare gli strateghi della politica giù a Cagliari.
p.s.: Di questi giorni la McDonald ha lanciato un panino al pecorino. Evidentemente qualcuno non li ha avvertiti che il formaggio ovino non ha mercato: devono essersi persi l'ultimo numero di Rosa Rossa.
Se volete inviare un commento o una risposta
utilizzate il form qui sotto