Il Tamburino Sardo


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Rubrica bassa cucina

Lettera a Sua Eminenza Reverendissima Padre Paolo Atzei. Arcivescovo di Sassari
(Piero Atzori)

La preoccupante perdita dei posti di lavoro nella scuola integra un quadro di nuova desertificazione in Sardegna. Verso il deserto occupazionale vengono avviati i giovani che escono dalla scuola e dall'universita. Nel frattempo si insiste a orientare i neodiplomati verso quei corsi di laurea che notoriamente producono disoccupati, esempio scienza della comunicazione, scienza della formazione, lettere. E' chiaro che tra i giovani i piu dovranno rassegnarsi dopo inutili ed estenuanti tentativi, trafile e concorsi vari. Essi dovranno ritardare il matrimonio al pari di chi in passato doveva aspettare la fine di una guerra. L'attuale societą gerontocratica, con tutto il suo carico di clientelismo e di malaffare, sta in effetti ritardando l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro quanto una lunga guerra.

Non sono io fra coloro che vorrebbero il ripristino dello status quo ante Gelmini e che conseguentemente chiedono l'abrogazione della legge di riforma delle superiori. No! Penso che il reinserimento dei precari perdenti posto vada visto in una prospettiva di netto cambiamento del sistema scolastico, in senso identitario, giacche occorre ormai persuadere moltissimi sardi che sono sardi - come ha affermato il Presidente Emerito Francesco Cossiga e che come tali devono inserirsi nel mondo. Mi pare giunto il mornento di far entrare nella scuola, dalla porta principale e in pompa magna, la parte migliore della Sarditą attraverso I'insegnamento del sardo, del sassarese, dell'algherese, del gallurese e del tabarchino e attraverso lo studio attento della Storia millenaria che ci contraddistingue. Per prendere nelle nostre mani il nostro destino e mettere a frutto i nostri talenti, oggi in parte sotterrati, dobbiamo per prima cosa onorare i nostri padri e la loro lingua,
sa limba de babbos e iaios nostros.

Se non si mette mano al sistema scolastico per adeguarlo alle esigenze attuali, si negano prospettive dignitose ai giovani sardi che adesso frequentano le scuole primarie e secondarie. Mi risulta che i giovani escono dalle nostre scuole e universitą mediamente piu preparati dei francesi, ma so che i francesi escono prima e soprattutto mi risulta che in Francia i giovani trovano piu facilmente uno sbocco occupazionale.

La prioritą e dunque costituita dal lavoro che va assicurato ai nostri ragazzi al momento giusto, senza colpevoli ritardi. Per spianare loro la strada č necessaria un'unione straordinaria d'intenti.

Vengo adesso all'insegnamento della Religione.
Padre Reverendissimo, uno degli obiettivi delle nuove norrne sulla scuola superiore e quello di adeguarci all'Europa anche come numero di docenti in rapporto a quello degli alunni. Ci sono, si dice, troppi docenti. In questo contesto si dą il caso che la Religione, per la possibilitą consentita ai ragazzi di avvalersi o di non avvalersi del suo insegnamento, contribuisce non poco a farci discostare dai parametri europei, esponendo tanti precari al rischio di perdita del lavoro.

Padre Reverendissimo, il concetto di classe scolastica non č certo assimilabile a quello di Famiglia, che č sacra. Non mi pare dunque sbagliato riunire alunni di varie classi all'ora di Religione. Non mi pare una promiscuitą perniciosa. Si eviterebbe di far pensare al privilegio. Non si puo continuare a tacere che, tolti gli alunni che scelgono di non avvalersi dell'insegnamento di Religione, in classe rimangono la metą, un terzo, un quinto degli alunni totali. Basterebbe accorpare i gruppi di due-tre classi parallele per formare compagini di almeno 20 alunni da affidare all'insegnante di Religione, che cosģ si sentirebbe piu uguale al collega dell'aula adiacente e piu compartecipe dei rischi di perdere il lavoro che corrono i colleghi delle altre discipline. Questo in una scuola che funzioni, dove le risorse s'impieghino con la logica del buon padre di famiglia. Naturalmente non potendosi licenziare in tronco i colleghi di religione che risulterebbero in eccesso, occorrerebbe prevedere un periodo di diversa occupazione, in terna alla scuola, come per tutti i precari perdenti posto.

Una possibile occupazione per i perdenti posto che ne abbiano titolo e I'insegnamento della lingua sarda che la Regione sarda a buon titolo potrebbe inserire nei piani di studio.

Scrivo da cattolico praticante (sebbene in perenne crisi), che non accetta privilegi per sč ne per altri e che partendo dai valori cristiani Le chiede ascolto, in f'edeltą al principio che ciascuno debba assumersi le proprie responsabilita, per far presente un motivo di profondo disagio finora rimasto inespresso, ma tuttavia presente tra le mura scolastiche.

Colgo l'occasione, Padre Reverendissirno, per augurarle ogni bene e lunga vita e per presentarle i sensi della mia sottomissione cristiana.

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