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Rubrica Finestre
I popolani di Marghinotti
(Luigi Agus)
Al Museo Sanna di Sassari si trovano due dipinti di Giovanni Marghinotti (1798-1865) che formano uno straordinario pendant. I due quadri, intitolati Rigattiere e Panattara di Cagliari, furono dipinti attorno al 1842, quando il pittore li espose, assieme ad una Madonna Addolorata nella sua bottega cagliaritana. La data, messa in evidenza da Gianpietro Dore, è alquanto significativa, soprattutto per il tema trattato. Marghinotti era stato a Roma presso l’Accademia di San Luca grazie al suo protettore il conte di Villahermosa negli anni Venti.
Durante quel soggiorno conobbe certamente le opere di Corot, Ingres e si appassionò probabilmente alle nuove istanze romantiche che giungevano dalla Francia. Fu poi in Spagna dove conobbe Goya, ma successivamente rispetto alle due tele cagliaritane. Dopo quell’esperienza dipingerà fresche immagini campestri che, a torto, il Delogu definì folkloristiche, mentre si tratta di una sua prima adesione a quell’orizzonte importantissimo che fu il realismo di Courbet. Certo lui non partecipò allo scandalo suscitato nel 1855 dal dipinto Lo studio del pittore del grande artista francese rifiutato dal Salon, tuttavia la sua ricerca spasmodica della realtà concreta, tra le feste campestri e i villaggi della Sardegna, non può non ricordare, pur con accenti goyeschi, i pittori di Barbizon.
Tuttavia le due tele del Museo Sanna sono precedenti anche a queste esperienze. I due ritratti, del tutto immaginari come la Bagnante di Valpiçon di Ingres, sono realizzati con accademismo esasperato come fossero sovrani, tanto che quei fichi d’india e quei fiori, erroneamente definiti nature morte, rappresenterebbero i simboli araldici dei due. A Parigi, nei Salon, un pendant del genere avrebbe causato scandalo.
Come rappresentare due popolani anonimi in posa come sovrani? Certo da un punto di vista tecnico nulla avrebbero potuto dire, ma il soggetto avrebbe scosso i benpensanti forse quanto le Ragazze in riva alla Senna di Courbet. L’aria altera e imponente del Rigattiere, stretto nella sua uniforme che regge la pipa come uno scettro, equivale a quell’atteggiamento molle e lascivo delle donne del pittore francese.
Aspetti questi che se uniti alla tecnica, così accademica, fanno di Marghinotti un grande innovatore della pittura del XIX secolo e non uno che cadeva “in una piatta manualità, imputabile – come sosteneva Delogu – proprio all’isolamento”; ma soprattutto fanno di queste due tele la prima esperienza realista, precedente anche all’esposizione del 1848, nella quale figuravano Constable, Millet, Corot, Rousseau, Daubigny.
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