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Rubrica Dispensa
Sassari, Auditorium Mater Ecclesiae, 5 maggio 2010
Per il Comitato San Giuseppe
Piero Atzori
Il comitato che rappresento si è costituito per l'esigenza di rappresentare gli interessi dei cittadini residenti e/o operanti intorno all'area Meridda - ex orto botanico, dato il vuoto di rappresentanza, se non addirittura l'accondiscendenza verso scelte molto discutibili, che ha caratterizzato le rappresentanze elette.
Il sacrificio di chi è stato ritenuto "non in sintonia" con questo vuoto e con questa accondiscendenza ed è stato quindi estromesso da queste elezioni comunali di Sassari, non può che rafforzarci.
Il comitato ha finora compiuto numerose azioni, in particolare:
Noi non intendiamo assolutamente subire la violenza pianificata nella Scheda norma Meridda.
Secondo il Puc, il nostro quartiere dovrebbe curiosamente godere del verde non vicino casa, ma a tre chilometri di distanza, nell'ipotetico parco lineare.
Noi rispondiamo: d'accordo, fate pure il vostro parco lineare, ma a noi lasciateci il verde che già abbiamo sotto casa e che può diventare patrimonio di tutti i cittadini. Si lasci il verde e lo si renda fruibile soprattutto per i nostri bambini e i nostri anziani. I giardini dell'emiciclo risultano troppo lontani per le persone anziane e l'aria che vi si respira non è granché, situati come sono tra due vie trafficatissime.
La Scheda Norma Meridda prevede tre costruzioni, la più grande delle quali è situata in corrispondenza del residuo dell'ex orto botanico. Tale residuo dell'ex orto botanico si estende per quasi 4000 metri quadrati tra i palazzi di via Paoli e via Deffenu; un'altra costruzione, stranamente, ha per pianta la palestra Meridda. Stranamente perché un impresario privato rifarebbe la palestra, stranamente perché sembrerebbe che la superficie virtuale della palestra venga ceduta al privato per garantirgli un aumento di cubatura.
Stranamente perché il proprietario della palestra, il Comune di Sassari, non potrebbe farci niente perché la palestra è in gestione all'ente Provincia.
La Provincia, per parte sua come ha agito? Ha presentato opposizione, non accolta, e poi ha speso soldi per restaurare la palestra che andrebbe invece demolita e rifatta.
Noi cittadini, che teniamo moltissimo alla qualità dell'aria che respiriamo, vigili verso le scelte che ci coinvolgono, non possiamo che opporci energicamente a questo disegno. Il nostro quartiere è già fin troppo saturo di palazzi e di traffico.
L'ex Orto botanico, un tempo definito "Orto botanico della Regia Università di Sassari", giunse ad avere oltre 2000 specie vegetali. (prof. Augusto Béguinot, Bullettino dell'Istituto botanico della Regia Università di Sassari, vol II, memoria IX, ottobre 1922).
Venne poi abbandonato per questioni di proprietà.
Il residuo dell'antico Orto botanico, checché se ne dica, ha dunque un suo proprio valore storico-identitario e non è affatto saggio squalificarlo a "vuoto urbano" per poterlo brutalmente cementificare. Sarebbe questa un'imperdonabile operazione da incolti.
Torniamo al binomio "vuoto urbano"
Esso ha una forte connotazione ideologica che rifiutiamo recisamente. A noi del Meridda il suono delle due parole associate fa venire l'orticaria. Il famoso architetto ci fa poi venire in mente la vicenda della Marcolfa di Bertoldo, la quale - si narra - scambiò la sua oca, l'otre di vino e gli zoccoli (leggasi €1.200.000) con quella che fra' Cipolla le aveva presentato come l'unica pioma caduta dalle ali dell'arcangelo Gabriello di passaggio sulla Terra.
Il Puc di Sassari appare molto simile a questa piuma. La differenza sta nel fatto che Bertoldo e Bertoldino ottennero indietro i loro averi, Sassari deve rassegnarsi a rifare il Puc spendendoci altri denari.
L'ex Orto botanico non può assolutamente definirsi "vuoto urbano". Oltre ai tre lecci (Quercus ilex) che si dice di voler salvare, ci sono robinie (Robinia pseudoacacia), allori (Laurus nobilis), alcuni mandorli, un paio di bagolari (Celtis australis), diversi ornelli (Fraxinus ornus), un carrubo (Ceratonia siliqua), un esemplare di Cornus sanguinea, pianta ornamentale spontanea in Sardegna. Tale vegetazione ci riempie i polmoni di ossigeno e, insieme, di giusta indignazione verso chi vorrebbe privarcene. Oltre agli appetiti vari e smodati svolazzano su quest'area anche cornacchie, merli, pettirossi, fringuelli, verdoni, pigliamosche. Il nostro "vuoto urbano" in realtà è pieno di verde e di canti di uccelli. Il famoso architetto avrebbe dovuto venirci di persona.