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Rubrica bassa cucina
Noi
(Paolo Buzzanca)
Noi. Veltroni pubblica Noi. Noi? Ma Noi, si... Noi era una rivista alla quale collaborava il giovane Julius Evola. E poi, dello stesso filosofo, Noi Antimoderni. Giulio Cesare Evola, nobilissimo, fascistissimo, razzistissimo.
Si, ricordarci di leggere Evola, in questi tempi bui in cui il razzismo torna a trionfare, è opera buona e pia.
E questo è sicuramente il contributo maggiore che Veltroni abbia mai dato alla storia della letteratura italiana.
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Caro Paolo,
va bene Evola nobilissimo, va un po' meno bene Evola fscistissimo e razzistissimo.
Fascistissimo non proprio, visto che del fascismo accettava solo il riferimento ai valori tradizionali addirittura precattolici. Del fascismo abborriva poi il populismo, e tutto ciò che anche alla lontana odorasse di socialismo. Di qui la sua opposizione a Giovanni Gentile per il suo umanesimo del lavoro e quel "sociale" aggiunto alla repubblica di Mussolini. Quanto al "razzistissimo", c'è da dire che Evola ha sempre condannato sia il razzismo che l'antisemitismo biologico: il suo razzismo si basa tutto sulle differenze dei "valori" di cui i popoli sono portatori. Teoria che può non piacere (e che a me non piace) ma che porta al risultato che Evola considera la civiltà dei pellerossa superiore a quella americana e che lo scontro attuale tra occidente e islam lo vedrebbe senz'altro schierato con quest'ultimo. Come vedi gli "issimi" non si adicono a Evola, tutt'alpiù puoi dire che era un fascista e un razzista originale o singolare.
Un caro saluto
Angelo Abis
Amo poco gli aggettivi. In questo sono quasi marinettiano: preferisco le analogie, e ancor più la parola secca.
Detesto, di conseguenza, gli issimi, i superlativi che inondano il sistema delle comunicazione dei nostri giorni, che esclude qualsiasi qualificativo al di sotto dell'eccezionale.
Tuttavia, in alcuni casi, solo questi superlativi possono esprimere la verità.
Non ho mai pensato al fascismo come ad un monolite informe dal quale emerge solo la figura di Mussolini. Anzi ritengo che, per necessità di governo, il Duce sia stato meno fascista di tanti altri; di Evola e di D'Annunzio, per esempio.
Per ciò che attiene alla razza, poi, forse per la mia formazione crociana, ma anche gobettiana e gandhiana, ritengo Evola molto più pericoloso dei razzisti biologici.
Questi ultimi, in fin dei conti, possono essere sconfitti dalla scienza.
Per sconfiggere Evola, occorre, invece, distruggere il mito, la componente irrazionale dell'uomo, anche l'arte del fantasticare bisognerebbe ditruggere, che è molto di più.
Certo Evola, nel suo razzismo estremo, preferisce i musulmani, ma soltanto perché si rende conto che l'occidente non può più produrre il superuomo che gli piacerebbe tanto, quello che si immola per i suoi valori, che rinunzia alla vita per eliminare il nemico.
Ad ogni modo, tu lo definisci singolare. Ma singolo, cioè unico, fuori dalla massa, non è forse più di un superlativo?
Paolo Buzzanca
Caro Paolo,
il tuo ragionamento non fa una grinza. Hai perfettamente ragione: il razzismo di Evola non è facilmente confutabile per i motivi da te esposti. Eppure mi rimane un dubbio che è però del tutto accademico: con quale razzismo pensi avrebbero voluto avere a che fare gli ebrei dell'olocausto: con quello confutabilissimo di Hitler o con quello più "tosto" di Evola?
Angelo Abis
Credo - crediamo spero - che avrebbero fatto volentieri a meno dell'uno e dell'altro. Il problema, invece, è: su quale substrato culturale naviga oggi il razzismo? Perchè si può indifferentemente essere razzisti a destra e a sinistra?
Paolo Buzzanca
La risposta di Muroni mi ricorda la discussione alla camera sulle violenze fasciste nelle elezioni politiche del 1924. A Gramsci che accusava il fascismo di dette violenze, Farinacci replicò che in Russia avveniva di peggio. Gramsci non si scompose e così replicò: "Si, ma quella è una violenza proletaria!". Ma, poichè era intellettualmente onesto, non recriminò mai nel merito della sua condanna e Farinacci fu l'unico fascista che si oppose nel '25 all'estromissione dei parlamentari comunisti dalla camera in quanto essi non si erano ritirati nell'Aventino. Certo che Pannella non querelebbe! ho solo detto che al suo posto io lo farei. Quanto a Paolo non riesco a capire per quale arcano motivo "non spetta al capo del governo dire come e quale deve essere l'informazione". Sia ben chiaro: non stiamo parlando di provvedimenti o di atti, ma semplicemente del "dire".
E di grazia a chi competerebbe l'elevata funzione di dire come e quale deve essere l'informazione? Certo Pannella adesso non è un potere dello stato, ma lo è stato. Non voglio dare lezioni di democrazia a nessuno e poi col passato che mi ritrovo! Ma, se non sbaglio, in democrazia si è al potere quando si occupa il seggio parlamentare, anche se si è opposizione.
Angelo Abis