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Sassari, 12 Dic. 2009
Oggetto: Lettera aperta sulla vicenda del rifacimento di Piazza Castello - Sassari
L’impresa che esegue i lavori su Piazza Castello, su indicazioni del Sindaco e della Giunta comunale, ma senza nessun dibattito in Consiglio comunale, ha dimezzato con uno spesso trave in acciaio e una massiccia soletta in calcestruzzo, l’ingresso al rifugio antiaereo in Piazza Castello, scoperto durante i lavori di rifacimento della piazza. La larghezza dell’ingresso passa da quasi 2 metri a meno di 80 cm. Il ventilato utilizzo per scopi turistici-culturali del rifugio antiaereo viene rimandato ad acta, e tombato da 4 pesanti tombini in ghisa, e la fruizione complessiva del sito per i cittadini (per non parlare dei disabili), è praticamente interdetta, fino a future, costose demolizioni e ri-allargamenti.
Come consigliere comunale, inutilmente, ho proposto di lasciare invariata la larghezza dell’ingresso per permettere -in futuro- la realizzazione di un ingresso agevole per tutti. La risposta è stata “No”.
Fin dall’inizio dei ritrovamenti, chiesi all’allora assessore ai Lavori Pubblici Luigi Lotto, di lanciare subito un Concorso d’idee per riorganizzare la piazza. La proposta fu bocciata sul nascere per via del fatto che i lavori di risistemazione della piazza rientravano sempre sotto il pool di professionisti già incaricati (Lubiani e co.), di conseguenza erano essi a dover “ripensare” la piazza. Impossibile qualsiasi Concorso d’idee. Alla fine si arrivò a dare –d’ufficio-la progettazione all’architetto Dettori, insieme al Prof. Gabrielli (PUC); il progetto (già approvato in Giunta e solo visionato in Commissione Lavori Pubblici, durante una burrascosa seduta), prevede una copertura con vetro sul lato del giardinetto e un “poggio” con tanto di giardino, area-verde sull’altro. L’idea sembra buona. Tuttavia, in assenza di un dibattito allargato sulla complessiva destinazione turistico-museale della piazza, è stata bocciata sul nascere la proposta, mossa da svariati esperti ed associazioni- di liberare il blocco di terra con sopra la palma, che ostruisce ancora la connessione tra il rifugio e il fossato, e perfezionare lo scavo del fossato medioevale. La possibilità di utilizzare congiuntamente il rifugio anti aereo e il fronte antemurale per un percorso sotterraneo, congiunto, che parta dal ‘500 fino al 1943 si è persa –per adesso- Sabato 12 dic. 2009.
La chiusura dell’ingresso del rifugio anti-aereo è la prova che si vuole fare il minimo possibile, ovvero rendere visitabile solo in fronte antemurale del castello, ma non la creazione di un percorso articolato.
Difatti, il completamento dello scavo sotto la palma, posta di fronte al Grattacielo vecchio, creerebbe un percorso storico-museale “chiuso”, che –di colpo- renderebbe la piazza il sito storico-archeologico più importante di Sassari: diventerebbe una tappa obbligata, un “tour sotterraneo” per centinaia di turisti e i primi a goderne sarebbero i commercianti limitrofi che adesso “soffrono” per i lavori. Ma a questa proposta il sindaco, in maniera assolutamente autonoma, ha deciso che “non si possono fare frammistioni di epoche”. Nessun commento da parte di tutti i consiglieri, sia di Maggioranza che di Minoranza. Totale indifferenza alla proposta.
La visita sarebbe stata ancora più completa, liberando anche l’ingresso da piazza Cavallino de Honestis, che sarebbe servito come uscita dal percorso, avente come ingresso il rifugio anti aereo di Piazza Castello. Per tale ingresso si sarebbe potuto ipotizzare una struttura leggera che mascherava il passaggio, come ad esempio una colonna, atta anche ad ospitare cartelloni per gli spettacoli culturali cittadini, simile a quelle che si vedono in molte capitali europee ed internazionali.
Con un simile percorso sotterraneo congiunto, si sarebbe passarti dalla Sassari bellica a quella aragonese in 600 metri. Una corretta musealizzazione del “tour sotterraneo”, sarebbe stato in sintonia con lo “zibaldone sopra terra” di piazza Castello, che vede alternarsi neoclassico piemontese, liberty, razionalismo post-bellico, “grattacielo” anni ’60 e il contemporaneo palazzo del Banco di Sardegna. Non si tratta di “disordine urbano” bensì di stratigrafia storica e architettonica, che va valorizzata, evitando penosi tentativi kitsch di farne una piazzetta pseudo-umbertina in pieno 2000 o di “settorializzarla” in percorsi separati.
Ma tutto questo rimarrà utopia, dato che i “restringimenti a tombino” degli ingressi su Piazza Castello e Piazza Cavallino, serviranno –nelle dichiarate intenzioni del Sindaco- solo per far accedere qualche archeologo ogni tanto, con buona pace della creazione di un vero polo museale-archeologico di Sassari aperto a tutti, che avrebbe arricchito il continuum delle Città regie e l’offerta turistica di Sassari.
La proposta di non restringere gli ingressi, di liberare il fossato dal “dente di terra” con la palma e di ripristinare il collegamento tra i due percorsi è stata -per adesso- bocciata senza nessuna discussione, né in Maggioranza né in Consiglio comunale.
In aggiunta, un eventuale ripensamento, costerà ai cittadini molti più soldi dato che occorrerà il motopicco per demolire le solette di calcestruzzo che sono stare costruite.
Infine, la non-rimozione del dente di terra con sopra la palma, che attualmente ingombra il fossato, è uno schiaffo alla memoria storica e al lavoro degli archeologi, dato che esso lascerà sempre un sito non completamente libero, con una zolla rivestita di calcestruzzo. Il consolidamento di questa zolla di terra, costa ca. 20.000 €, molto di più che la sua rimozione. La palma avrebbe potuto trovar posto in via Palmaera, come proposto da un noto archeologo.
Infine, su questo dente invasivo (al contrario degli ingressi), non si potrebbe intervenire neanche in un secondo momento, dato che il tutto finirebbe inglobato nella copertura in calcestruzzo, prevista per l’antemurale.
Tutto questo è stato spiegato al Sindaco, agli assessori ai Lavori Pubblici Luigi Lotto e successivamente a Piero Nurchis, nonché in Commissione Lavori Pubblici, a tutti i consiglieri e in particolare al presidente della Commissione cultura Michele Pinna e al consigliere Antonello Sassu (che si interessa di storia sassarese): il sindaco ha espresso il suo no, mentre gli altri sono rimasti totalmente indifferenti ed inerti alla proposta.
Tanto devo riportare a tutela delle mie proposte e del mio operato.
Roberto Schirru
(Consigliere comunale di Sassari e Presidente Commissione Lavori Pubblici)