Il Tamburino Sardo


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Rubrica bassa cucina

L'identità sarda (a Ferragosto)
(Angelo Abis)

La mattina del 17 agosto mi capita di sfogliare “Unione Sarda”, quotidiano non molto appetibile per i miei gusti: ho, infatti, orrore per lo sport, la cronaca nera, la Sardegna perennemente in bilico tra estati torride come non mai e alluvioni epocali. Figuriamoci poi l’edizione dopo il finesettimana ferragostano: di peggio  poteva esserci solo “La Nuova Sardegna”!

E invece cosa ti trovo?
Nella pagina regionale, il foglio “berlusconiano” pubblica, con la dovuta evidenza, una pungente e stimolante lettera dell’avvocato Gianfranco Sollai, leader di “Unidade Indipendentista”. Titolo: “I sardi devono riappropriarsi dell’identità”.

Intendiamoci! Non  è che  nella missiva manchino i soliti luoghi comuni del tipo “
incapacità, incompetenza e inettitudine dei politici sardi”. Come se i politici non fossero espressione dei vizi e delle virtù del popolo sardo, che chiede e pretende dal politico nell’ordine: posti di lavoro, pensioni (possibilmente d’invalidità), la casa, i contributi regionali e dell’altro gli importa poco o nulla.

A onore e gloria dei politici nostrani va ascritto il fatto che se favore ti fanno, lo ascrivono all’amicizia, alla parentela, alla comune militanza politica, religiosa, culturale. Certo è poi implicito che li devi sostenere alle elezioni.
Ma sai in quante altre regioni d’Italia e in quel di Roma se vuoi ottenere favori (che spesso non sono favori ma atti dovuti) non solo dai politici, ma anche dai cosiddetti “servitori dello stato” devi passare alla cassa prima e dopo il favore.

Come pure è risibile “
La mancanza di autonomia degli stessi politici dalle segreterie romane dei partiti di appartenenza”. Come se i detti politici, nelle “segreterie romane” non siano di casa o addirittura non dettino  legge.

Mi viene difficile pensare, giusto per rimanere al presente e per non scomodare personaggi illustri come Segni, Cossiga e Berlinguer, che Pisanu, Soru (che se non avesse perso le elezioni sarebbe diventato segretario del PD), Soro o Oppi siano “succubi” delle rispettive segreterie di partito.

Ma forse queste sono osservazioni acide di un “reazionario” che
indipendentia la vede come fumo negli occhi perché, conoscendoci, passeremo dalla sudditanza ben retribuita dello stato italiano a quella esosa di SARAS, ENI, ENEL e via di seguito.

Ma passiamo adesso alla parte “alta” del discorso di Sollai: ”
In primis... è necessario riappropriarsi della propria identità, rispolverare la cultura e procedere a testa alta nell’individuazione delle cause che hanno portato alla perenne crisi economica della Sardegna e provvedere alla soluzione con progetti che devono necessariamente tener conto della specificità o identità sarda che dir si voglia, se si vuole uno sviluppo solido e duraturo compatibile con la realtà sarda. Ecco perché sono convinto che sia necessario per ridisegnare e raggiungere lo sviluppo della Sardegna, investire nella formazione e nella cultura e inserire tra le materie scolastiche la storia politica, economica, sociale  e culturale della Sardegna. Perché solo con la conoscenza possiamo creare una classe politica efficiente capace di aprirsi all’Europa e al mondo e contribuire da protagonisti al progresso che è un bene di tutti  e  lo si può raggiungere realmente, anche con la propria identità economica, sociale e culturale che in Sardegna rischia di sprofondare e che ciò nonostante tutti si dichiarino innocenti”. 

Su questi pochi ma pregnanti concetti si potrebbero scrivere volumi, organizzare convegni, tavole rotonde, dibattiti, scambiarsi meriti e accuse, magari scannarsi. E bravo l’avvocato Sollai!
Neanche un attacco al cav. Berlusconi e neppure alla sua variante nuragica che si chiama Renato Soru, non un lamento contro la perfida ENI o contro lo stato che dà miliardi di euro alla Sicilia e non alla Sardegna, dimenticando che la Sicilia i progetti di sviluppo li ha presentati, la Sardegna non ancora!

Solo un ”
rimbocchiamoci le maniche tutti e mettiamoci a studiare e a lavorare seriamente”. Un discorso  che merita indubbiamente approfondimenti e che si presta a critiche, ma anche a condivisioni, sia da destra che da sinistra.

Mi aspettavo, pertanto, prese di posizione, suggerimenti, critiche o applausi non solo dal mondo politico  ma anche dagli intellettuali, storici, sociologi, romanzieri e artisti che nella scorse regionali hanno duramente pugnato, novelli  Amsicora, contro l’invasore Berlusconi e il suo vassallo reo di non avere un cognome che finisse se non in u almeno in s.

Da non credere! In più di un mese non una parola, un lamento, un sussurrio, o che so, almeno un gossip! Da prima ho dato la colpa al caldo, alle vacanze, alle fantastiche imprese erotiche del cavaliere che hanno monopolizzato l’interesse della stampa.
Poi la verità mi è apparsa chiara: con la vittoria di Capellacci, in Sardegna si è realizzato con il consenso totalitario, lo stato corporativo perfetto. Roba da fare invidia alla buonanima di Mussolini! Tutti concordi e tutti dentro mamma Regione, nell’interesse della Sardegna, si intende!

Maggioranza e opposizione, sindacati bianchi, rossi e neri, associazioni degli industriali, dei commercianti, degli artigiani e degli agricoltori, stampa grande e piccola, tutti in trincea a combattere con un unico motto: ”Silvio pensaci tu!”, come da cartello inalberato da un operaio dell’Euroallumina, giustamente più fiducioso delle capacità operative del cavaliere che delle chiacchiere dei sindacati.

Quanto agli intellettuali dell’ovile, alle fondazioni rosse e rosa, alla turba famelica dei partecipanti ai festivals più o meno culturali, alla legione dei custodi non proprio disinteressati delle memorie Gramsciane e Lussiane, tutti in soccorso del vincitore!
Del resto la scusa c’è: Soru ci aveva tagliato i fondi ! Invece con Capellacci... Chissà!

All’avv. Sollai mi verrebbe da dire: “a questa gente lei vorrebbe dare “l’indipendenza”? Dio ce ne scampi e liberi! Si dia piuttosto alla letteratura e alla storia, che so, scriva un dotto saggio sulla fierezza e il disinteresse dei parlamentari sardi degli Stamenti! Vedrà  quanti onori, premi e incensamenti riceverà!

Ma non lo dico! Anzi la invito a proseguire e a perseverare col suo discorso : lei sarà pure un politico perdente, ma è un intellettuale di razza. Non arretri e non si scoraggi! Anzi, se ne freghi! (pardon..mi è scappato).

Almeno potrà dire come un altro intellettuale, che pure aveva idee opposte alle sue: “
La funzione degli intellettuali, almeno di un certo tipo di intellettuali, è andare al di là dell’avvenimento, di tentare cammini rischiosi, di percorrere tutte le strade possibili della storia. niente di grave se sbagliano. Hanno compiuto una missione necessaria, quella di andare dove non c’è nessuno,. In avanti, indietro o di fianco: non ha importanza. Basta che siano usciti dal gregge della massa”.

“Forza Paris”!, avvocato Sollai! 


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