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Rubrica Stanza di Ugo
Terzultimo
(Azazello)
C’è rimasto male Tamagotchi a leggere il Sole24Ore dell’altro giorno, che lo vuole terzultimo tra i suoi colleghi governatori. Appena appena sopra Bassolino, con tutta la mondezza che gli ha fatto crollare il gradimento, a quello, e mille miglia sotto gente come Galan, che manco lo ricandidano, figuratevi.
La gente è cattiva, avrà detto. Uno si danna l’anima a cercare di farsi voler bene e questa è la moneta con cui lo ripagano. Uno cerca di distribuire a quanti più possibile gli onori (e le prebende) di un assessorato, si fa in quattro a far girare la gente tra le sedie della propria giunta, ne togli uno e ne entra subito un altro, che se gli danno un po’ di tempo e di fiducia va a finire che nel giro di cinque anni tutti i sardi saranno assessori almeno per un giorno, così, a turno, come in ogni famiglia dove ci si vuole bene.
E invece cosa gli fanno i Sardi? Gli battono le mani? Lo ringraziano? Manco per idea: gli abbassano l’indice di gradimento come a una trasmissione flop qualsiasi. Non c’è più religione proprio!
E proprio ora poi che aveva trovato un mezzo accordo anche col PD, che si erano trovati e si erano parlati con il nuovo segretario, quel Lai, un soldo di cacio, è vero, a vederlo, ma pure tosto però. Si erano trovati simpatici, i due, lui alto alto e quello, tutto zippato, ma avevano parlato e si era aperto un mondo nuovo.
Riforme insieme? E perché no? Nuovo clima? Certo. Rispetto reciproco? Sì! Roba che a Roma se la sognano. Via tutti i falchi rincagnati che sguazzano tra le polemiche. Fuori dalle scatole i consiglieri dello scontro perenne. Basta, è iniziata l’era del dialogo: la Sardegna torna a sorridere.
E invece basta un sondaggio del piffero fatto da questi pennaioli della Marcegaglia e il sogno sfuma come una pernacchia al vento. Tante speranze svanite contro la dura scorza dei Sardi. Gli danno la pace e rimpiangono la zuffa; giochi a cuori e ti rispondono picche. Gente rancorosa la nostra, che il sorriso se lo tengono per le foto dei battesimi e basta.
Appoggiato al vetro della finestra del suo studio, ai piedi quella graduatoria maledetta, in coriandoli rosa, a Tamagotchi viene da pensare che questi se lo meritavano proprio a Soru. E un fremito di rabbia gli rannuvola la pelata.
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