Il Tamburino Sardo


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teatro e polrone

Rubrica bassa cucina

Teatro Biondo o vecchie poltrone?
(Paolo Buzanca)

Poltrone? Già, a teatro le poltrone segnano l'avvento della borghesia, dell'intelligenza, della cultura, della modernità che ragione della classe. La prosa "contro" la lirica.
Modernità? Sono andato sul sito del teatro Biondo (nobile teatro di prosa della nobile città di Palermo) ed ho cercato i bilanci dell'Ente. Non sarò una cima in materia di Internet - esiste un oggettivo gap generazionale - ma di bilanci non ne ho trovati per niente.

Così, per ragioni di trasparenza... Trasparenza? Cosa è in Italia la trasparenza?
Una parola vuota, che si riempe di significato solo quando si fanno i conti in tasca a qualcuno. Vedi Brunetta: pubblica gli stipendi dei ministeriali, e tutti sono felici, perché quelli sono lavativi - chi non lo pensa alzi la mano - e fa proprio bene a sputtanarli. Tanto, con i luoghi comuni, non si rischia mai niente.

Ma la trasparenza, quella vera, quella che consente a tutti cittadini di accedere a tutte le informazioni su qualsiasi ente che abbia un minimo di carattere pubblico, dov'è? Quante strutture hanno un addetto stampa, un ufficio stampa con l'unico scopo di trasmettere veline per conto del presidente o del consiglio di amministrazione, o del direttore, o di vattelapesca? Naturalmente, pagato, più o meno, con pubblico denaro.

Io vorrei un'altra trasparenza ed un'altra informazione: quella in tempo reale su internet, con nomi, cognomi, attività, compensi, appalti, consulenze, bandi...

Certo, tutto questo crea problemi, seri problemi. Non di gestione. No, no. Ma alla mafia, alle mafie, alla casta ed alle caste.
Vedere che gli appalti li vincono sempre le stesse persone, che le stesse facce fanno sempre di tutto e di più, che le fotografie sono interscambiabili per le poltrone più ambite: tutto questo sul Web crea qualche problema.

Però, proprio per questo è l'unico modo per uscire dai problemi, specialmente là dove si predica trasparenza in terre di infedeli.

E se questa rivoluzione comportamentale non la praticano gli intellettuali, gli operatori della cultura, gli artisti, se non si fanno loro responsabili di "cambiare il mondo", se non la impongono loro questa trasformazione radicale dei costumi, chi mai potrà cambiare la realtà attuale?

Perché, si badi bene, a nessuno di noi passa per la testa che sia possibile azzerare le poltrone. Pensiamo solo che le persone giuste debbano stare sedute al posto giusto, che bisogna anche cambiarle, che bisogna dare spazio alle competenze ed ai giovani.

Già, siamo tornati alle poltrone, a quelle di un teatro di prosa, che però vorremmo quanto più possibile lontane da quelle del teatrino della politica.
Poltrone stantie, che sanno di muffa? Noi, comunque, fiduciosi, aspettiamo sul Web, non solo locandine e botteghino, ma bilanci e tutto.

Ci sembra già di sentire la voce del banditore: si alzi il sipario, apriamo porte e finestre: bussa la trasparenza!

O stiamo soltanto sognando, perché lo spettacolo è troppo noioso, e ci siamo addormentati sulla nostra comoda poltrona?

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