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Rubrica Lettere
È in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta, cantano i Modena City Ramblers. La stessa canzone, le stesse strofe vorrebbero cantare gli studenti che ogni mattina aspettano l'arrivo del misterioso autobus numero 58 in servizio da quando Piazza d'Armi è stata chiusa al traffico di mezzi pesanti. Sotto la pioggia, quelle cinquanta/sessanta persone in attesa di un autobus che passerà? Non passerà? Chi lo sa? Il tabellone elettronico segna un'orario, nove e zerosette, ritardo di cinque minuti ma pazienza, almeno passa, un secondo dopo ci si ritrova ad aspettare il passaggio delle nove e ventotto saltando a piè pari l'intermezzo alle nove e quattordici. Perché?
Jovanotti direbbe che piove, senti come piove. E la mia casa? La casa dov'è? Io lo so, e dopo mezz'ora di attesa sotto la pioggia ci ritorno. Vorrei sapere invece che fine ha fatto il servizio autobus che collega via Cinquini, via Is Cornalias e via Is Mirrionis con viale Buoncammino. Assieme a me se lo chiedono molti altri studenti, ma anche tutti coloro che vorrebbero andare all'Ospedale San Giovanni di Dio evitandosi la faticosa salita di Is Mirrionis e Piazza d'Armi.
Se lo chiedono gli utenti, se lo chiedono gli autisti che alla domanda “ma si può sapere che vi paghiamo a fare?” rispondono che di fronte alla mancanza di mezzi loro sono impotenti - e perché paghiamo 0,20 € in più per ogni biglietto, chi me lo spiega? - specie se la gente non protesta.
Ed eccola la protesta. Alla quale aggiungo due cose:
uno, l'unica cosa che si può cantare al 58 è “tu non mi basti mai”. Quei pollicini hanno una capienza ridicola e la mattina negli orari di punta (dalle sette alle nove, se l'amministrazione se lo stesse chiedendo) dovrebbero passarne due, se non tre, per volta;
due, da quando sono a Cagliari non ho mai mancato di obliterare il biglietto o di procurarmi l'abbonamento studenti. Ma se il servizio pubblico diventa un favore occasionale, beh, non aspettatevi di vedere i miei soldi. E quelli di moltissimi altri.
Riccardo Minisola